Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti
di Gerusalemme uno Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me,
a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio… In quel giorno ci sarà
un gran lutto in Gerusalemme.
Zaccaria
12: 10-11
Trafitto
per le nostre trasgressioni
A Gerusalemme, quando Pilato presentò Gesù alla
folla nella speranza di poterlo liberare, tutti gridarono: “Toglilo, toglilo di
mezzo, crocifiggilo!” (Giovanni 19:15). Non volevano che Gesù regnasse su loro
(Luca 19:14). Ma la volontà dell’uomo non annulla i piani di Dio. “Bisogna
ch’egli regni”, è scritto (1 Corinzi 15:25). Quando verrà per stabilire il suo
regno, il popolo che alla sua prima venuta non ebbe “stima alcuna ” per lui
(Isaia 53:3) lo dovrà riconoscere, si umilierà e farà cordoglio (Zaccaria
12:10).
Il profeta Zaccaria, al capitolo 13 del suo
libro, intravede questo incontro. Lo Spirito gli fa dire: “Sono un lavoratore
della terra” (v. 5). Questa parola profetica si applica al Signore Gesù: Egli è
sceso dal cielo su una terra ingrata e contaminata dal peccato. Ha “lavorato” i
cuori duri e malvagi degli uomini, ma la maggior parte di loro sono rimasti
ribelli. In un tempo futuro, però, qualcuno gli chiederà, stupito: “Che sono
quelle ferite che hai nelle mani?” (v. 6). Gesù risponderà: “Sono ferite che ho
ricevuto nella casa dei miei amici” (Zaccaria 13:6). È come se dicesse con
dolcezza: Siete voi che me le avete fatte, ed è per voi che sono passato per le sofferenze della croce. Veramente,
Colui che ha vissuto nella povertà e nell’umiliazione ha conservato tutto
l’ardore del suo amore.
Allora quel popolo riconoscerà il suo Messia. Il
Signore dirà: “È il mio popolo”, e il popolo risponderà: “L’Eterno è il mio
Dio” (Zaccaria 13:9).