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mercoledì 15 marzo 2017

15 marzo

Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme uno Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio… In quel giorno ci sarà un gran lutto in Gerusalemme.
Zaccaria 12: 10-11

Trafitto per le nostre trasgressioni

A Gerusalemme, quando Pilato presentò Gesù alla folla nella speranza di poterlo liberare, tutti gridarono: “Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!” (Giovanni 19:15). Non volevano che Gesù regnasse su loro (Luca 19:14). Ma la volontà dell’uomo non annulla i piani di Dio. “Bisogna ch’egli regni”, è scritto (1 Corinzi 15:25). Quando verrà per stabilire il suo regno, il popolo che alla sua prima venuta non ebbe “stima alcuna ” per lui (Isaia 53:3) lo dovrà riconoscere, si umilierà e farà cordoglio (Zaccaria 12:10).
Il profeta Zaccaria, al capitolo 13 del suo libro, intravede questo incontro. Lo Spirito gli fa dire: “Sono un lavoratore della terra” (v. 5). Questa parola profetica si applica al Signore Gesù: Egli è sceso dal cielo su una terra ingrata e contaminata dal peccato. Ha “lavorato” i cuori duri e malvagi degli uomini, ma la maggior parte di loro sono rimasti ribelli. In un tempo futuro, però, qualcuno gli chiederà, stupito: “Che sono quelle ferite che hai nelle mani?” (v. 6). Gesù risponderà: “Sono ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici” (Zaccaria 13:6). È come se dicesse con dolcezza: Siete voi che me le avete fatte, ed è per voi che sono passato per le sofferenze della croce. Veramente, Colui che ha vissuto nella povertà e nell’umiliazione ha conservato tutto l’ardore del suo amore.

Allora quel popolo riconoscerà il suo Messia. Il Signore dirà: “È il mio popolo”, e il popolo risponderà: “L’Eterno è il mio Dio” (Zaccaria 13:9).