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lunedì 6 marzo 2017

6 marzo

Non c’è nessuno che mi riconosce. Ogni rifugio mi è venuto a mancare; nessuno si prende cura dell’anima mia.
Salmo 142:4

Egli (Dio) ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia.
Tito 3:4-5

“Vuoi guarire?” 
(Giovanni 5:1-16)

Il primo versetto citato oggi evidenzia la disperazione di un uomo in balìa di se stesso, il secondo presenta un rimedio, il rimedio di Dio.
Il capitolo 5 del Vangelo di Giovanni ci presenta questi due aspetti. La scena si svolge a Gerusalemme, presso una vasca d’acqua a Betesda. Là molti infermi e malati aspettavano la guarigione. Infatti, ogni tanto, un angelo veniva ad agitare l’acqua, e il primo che riusciva ad immergersi era guarito. Nel racconto del Vangelo vediamo uno (Gesù) che si avvicina a un uomo infermo da 38 anni e gli chiede: “Vuoi guarire?” Davanti a una domanda tanto evidente quanto inattesa, il malato esprime tutta la sua disperazione: “Io non ho nessuno…”, nessuno che possa aiutarmi. La sua situazione sembra senza rimedio, ma colui che gli si è avvicinato è il Figlio di Dio. Gesù gli dice: “Alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina”. E in quell’istante quell’uomo fu guarito: e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.

La situazione senza rimedio di quell’infermo rappresenta bene quella di ogni uomo nella sua miseria morale davanti a Dio. Gesù Cristo vuole liberarci dal peccato che ci tiene lontani da Dio e ci conduce alla condanna, alla morte eterna. Lui, sulla croce, ha portato il giudizio di Dio che tutte le nostre colpe meritavano. Ancora oggi, il perdono di Dio è offerto a tutti quelli che vogliono essere guariti. Riconosciamo la nostra miseria come ha fatto quell’uomo e accettiamo la liberazione, la vita eterna.