(Giuseppe disse:) “Come
dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?”
Genesi 39:9
Daniele prese in cuor
suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re
beveva.
Daniele 1:8
Fedeltà e ricompensa divina
Benché separate da circa
un millennio, le vite di Giuseppe e di Daniele, due eminenti personaggi
dell’Antico Testamento, hanno molte somiglianze. Fin dalla giovinezza, avevano
imparato a conoscere Dio dai loro padri, e da giovani furono ingiustamente
“deportati” come schiavi. Più tardi, furono messi in posizioni molto elevate.
Nessuno dei due ha più rivisto il proprio paese.
Per
Giuseppe, la deportazione era il risultato della gelosia dei suoi fratelli. Per
Daniele, era la conseguenza dei peccati della sua nazione. Durante il loro
esilio, avrebbero potuto ribellarsi per l’ingiustizia da cui erano colpiti e
interrogarsi sull’utilità di restare fedeli alle proprie convinzioni.
Invece,
sia l’uno che l’altro si impegnarono a onorare Colui al quale appartenevano:
per ubbidienza a Dio, Giuseppe non cedette alla moglie del suo padrone che lo
spingeva a commettere adulterio, e Daniele rifiutò di contaminarsi prendendo il
vino e i cibi raffinati alla tavola del re idolatra. Che esempio per voi,
giovani credenti! Ma una tale fedeltà non resta senza ricompensa: l’uno e
l’altro ricevettero la capacità di spiegare il futuro interpretando da parte di
Dio i sogni dei monarchi ai quali erano asserviti.
Oggi
ancora Dio onora la fede e la fedeltà.
Noi non saremo chiamati a interpretare dei sogni, ma a quelli che ubbidiscono
alla sua Parola e desiderano onorarlo, il Signore darà il giusto discernimento
nelle grandi scelte che sono chiamati a fare.