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domenica 18 marzo 2018

18 marzo

(Giuseppe disse:) “Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?”
Genesi 39:9

Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva.
Daniele 1:8

Fedeltà e ricompensa divina

Benché separate da circa un millennio, le vite di Giuseppe e di Daniele, due eminenti personaggi dell’Antico Testamento, hanno molte somiglianze. Fin dalla giovinezza, avevano imparato a conoscere Dio dai loro padri, e da giovani furono ingiustamente “deportati” come schiavi. Più tardi, furono messi in posizioni molto elevate. Nessuno dei due ha più rivisto il proprio paese.
Per Giuseppe, la deportazione era il risultato della gelosia dei suoi fratelli. Per Daniele, era la conseguenza dei peccati della sua nazione. Durante il loro esilio, avrebbero potuto ribellarsi per l’ingiustizia da cui erano colpiti e interrogarsi sull’utilità di restare fedeli alle proprie convinzioni.
Invece, sia l’uno che l’altro si impegnarono a onorare Colui al quale appartenevano: per ubbidienza a Dio, Giuseppe non cedette alla moglie del suo padrone che lo spingeva a commettere adulterio, e Daniele rifiutò di contaminarsi prendendo il vino e i cibi raffinati alla tavola del re idolatra. Che esempio per voi, giovani credenti! Ma una tale fedeltà non resta senza ricompensa: l’uno e l’altro ricevettero la capacità di spiegare il futuro interpretando da parte di Dio i sogni dei monarchi ai quali erano asserviti.
Oggi ancora Dio onora la fede e la fedeltà. Noi non saremo chiamati a interpretare dei sogni, ma a quelli che ubbidiscono alla sua Parola e desiderano onorarlo, il Signore darà il giusto discernimento nelle grandi scelte che sono chiamati a fare.