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venerdì 30 marzo 2018

30 marzo


Gesù rispose: “Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!”… Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo: e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta.
Giovanni 2:19-22

Gesù e il tempio di Dio
 (leggere Giovanni 2:12-22)

Gesù sale a Gerusalemme e va al tempio, che avrebbe dovuto essere la “casa del Padre” suo, e dove tutto doveva essere purezza e bontà. Che cosa trova? Venditori e cambiavalute pronti a spillare denaro a quelli che portavano le offerte. Che constatazione dolorosa! Ma questa situazione rivelerà un aspetto della perfezione del Signore. Lui che è dolce ed umile di cuore, è anche pieno di zelo per la gloria del Padre. Fa una sferza di cordicelle e caccia fuori i profanatori del tempio di Dio, che non doveva essere “una casa di mercato”.
I Giudei si opposero chiedendogli un segno che dimostrasse il suo diritto a intervenire. Allora Gesù diede questa risposta misteriosa: “Distruggete questo tempio…” (v. 19). In modo velato, Egli annunciava la sua morte sulla croce. È il segno più importante, il messaggio più forte dell’amore di Dio. Infatti Gesù è stato tre giorni nella morte, poi ne è venuto fuori con un corpo glorioso (Matteo 12:39; 16:21) e ha preso il posto d’autorità suprema alla destra di Dio. Sul momento i discepoli non capirono il senso profondo della risposta di Gesù. Ma dopo la sua risurrezione, illuminati dallo Spirito Santo, si ricordarono di quella frase del Signore, pronunciata all’inizio del suo ministero.
Gesù doveva morire e risuscitare perché l’accesso verso Dio Padre ci fosse aperto. La sua morte non è stata una sconfitta, ma la via nuova e vivente per avvicinarci a Dio (Ebrei 10:19-22). Questa via, lettori, la conoscete?