Se Dio è per noi, che sarà contro
di noi?… Chi accuserà gli eletti di Dio?… Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Romani
8:31-35
Grazie siano rese a Dio che
sempre ci fa trionfare in Cristo.
2 Corinzi
2:14
Un vincitore
2
Timoteo 4:5-18
Paolo si trova in prigione a
Roma. È vecchio, consumato più dall’incessante attività per il Vangelo e per i
suoi fratelli che dagli anni. Ha “combattuto il buon combattimento” della fede,
come scrive a Timoteo, e sa di essere ormai giunto alla fine della sua vita.
Sta per morire come martire, ma non è distrutto, non è vinto. Paolo è un
vincitore. E’ in prigione, solo; molti lo hanno dimenticato. Intorno alle sue
catene si è fatto il vuoto. Nel suo primo processo, in presenza dell’imperatore
romano, non c’era stato nessuno a difenderlo. Lo spietato Nerone credeva di
essere onnipotente, ma si sbagliava. L’apostolo Paolo non era prigioniero suo,
ma “prigioniero di Cristo Gesù” (Filemone 9), e il suo Signore non l’aveva
dimenticato: “Il Signore mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo
4:16-17).
Parlando di Onesiforo dice: “Mi
ha molte volte confortato e non si è vergognato della mia catena; anzi, quando è
venuto a Roma, mi ha cercato con premura e mi ha trovato” (2 Timoteo 1:16,17).
Luca, “il caro medico” (Colossesi 4:14), era anche sovente presso di lui. Ma la
vicinanza del Signore non lascia posto allo scoraggiamento. Egli è colui che ha
vinto il mondo (Giovanni 16:33) e Paolo, associato al Vincitore, vince anche
lui e sa che dal “giusto Giudice” riceverà “la corona di giustizia”. Non si
aspetta la grazia da Nerone; il suo desiderio è di partire da questa terra ed “essere
con Cristo” (Filippesi 1:23). Così, dal fondo della sua cella esclama: “A lui
sia la gloria nei secoli dei secoli!” (v. 18).