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martedì 5 febbraio 2019

05 febbraio

Poi (Gesù) prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”… Diede loro il calice dicendo: “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi”.
Luca 22:19, 20

Il dovere della “memoria”

Numerosi “luoghi di memoria” servono a mantenere nel tempo il ricordo di personaggi celebri o di avvenimenti, spesso tragici, della nostra storia.
Per i credenti, esiste un memoriale ancora più importante perché evoca un unico straordinario sacrificio: “l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Ebrei 10:10). Nessun uomo ha sperimentato una sofferenza morale paragonabile a quella di Gesù Cristo perché ha subìto sulla croce, Lui che era l’unico giusto, il castigo che meritavano i nostri peccati.
Questo memoriale delle sue sofferenze e della sua morte, l’ha istituito Gesù in persona: è chiamato “la cena del Signore” (1 Corinzi 11:20). Essa è costituita dal pane e dal vino, simboli che ricordano ai credenti ciò che il Signore ha compiuto per amor loro. Il pane è il ricordo del corpo che il Signore ha “dato” per ognuno di noi ed è anche il simbolo dell’unità dei veri credenti che costituiscono la sua Chiesa (1 Corinzi 10:16, 17; 11:24). Il vino parla del suo sangue versato (Matteo 26:27, 28), il sangue della Vittima perfetta che “purifica da ogni peccato”.
“Fate questo in memoria di me”, ha detto Gesù. Abbiamo risposto a questo suo desiderio espresso “la notte in cui fu tradito”? Abbiamo a cuore di annunciare “la morte del Signore, finché egli venga”? (1 Corinzi 11:23, 26)