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mercoledì 19 febbraio 2020

19 febbraio


I fratelli, avute nostre notizie, di là ci vennero incontro… e Paolo, quando li vide, ringraziò Dio e si fece coraggio.
Atti 28:15

Vedersi e parlarsi

Qualche studioso asserisce che i lattanti allevati negli istituti il cui personale, per motivi igienici, porta sempre una mascherina sul volto, corrono il rischio di non crescere normalmente. Non vedono sorrisi e odono a malapena quelle paroline amorevoli che fanno parte delle cure indispensabili per i bambini piccoli.
Così, i nostri rapporti fra credenti per il nostro benessere spirituale necessitano di relazioni interpersonali spontanee e sincere, “a tu per tu”, senza nessuna maschera.
Se non ci guardiamo in viso, come trasmettere la dolcezza d’un sorriso, lo sguardo, il linguaggio dei gesti, tutti quegli atteggiamenti che esprimono affetto? E se non ci si vede, come si può pregare insieme? Quanti malintesi, divergenze, incomprensioni sarebbero evitati se uno scambio diretto prendesse il posto di una e-mail o di una breve comunicazione telefonica!
Teniamo presente l’esempio del nostro Signore. Non si è accontentato di parlarci dall’alto dei cieli. Lui, Dio da ogni eternità, è venuto in persona verso di noi, in forma umana perché noi potessimo vederlo e parlargli. Si è avvicinato alle folle, ma anche singolarmente a dei lebbrosi, a degli invalidi, a una donna colpevole. Li ha ascoltati, guardati, toccati, ha parlato con loro. Oggi non vediamo il Signore di persona, ma la fede ce lo rende vivo e presente. “Credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).