Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino… Dio attestò di gradire le sue offerte.
Ebrei 11:4
Essere graditi a Dio
All’ingresso del giardino di Eden Dio ha messo dei cherubini per impedire che l’uomo peccatore vi rientrasse. Ormai Adamo è fuori, a lavorare col sudore della sua fronte una terra ingrata che gli avrebbe prodotto spine e triboli. Caino, suo figlio, è un lavoratore della terra. Niente di male se non avesse la pretesa che Dio gradisse i frutti del suo lavoro, prodotti da quel suolo maledetto, e la presunzione che quell’offerta gli avrebbe consentito di instaurare col Creatore un rapporto di pace.
Noi non sappiamo quale fosse, allora, il livello di conoscenza che si potesse avere di Dio; ma un fatto era noto: Dio aveva ucciso un animale per procurare ad Adamo e ad Eva un “abito” che consentisse loro di sopportare la Sua santa presenza senza “vergogna” e le tristi conseguenze della loro nudità. Dunque, una vittima innocente era stata sacrificata al posto dei colpevoli e in loro favore. Non per niente Abele, l’altro figlio, offriva a Dio i primogeniti del suo gregge e il loro grasso, a conferma che i Suoi diritti gli erano ben noti. Ma era così difficile per Caino procurarsi un agnello da offrire a Dio?
Dio non tiene mai segrete le Sue sante esigenze; in ogni tempo le ha rivelate all’uomo in modo chiaro e senza equivoci. Caino è consapevole delle “preferenze” del Creatore, ed è anche esortato, consigliato, spinto a rinunciare a quel comportamento. Ma lui si oppone a Dio e inverte i ruoli. Invece di rinunciare alla propria volontà e sottomettersi a quella di Dio, pretende che sia Dio a rinunciare alle proprie sante esigenze! Alla fine, per invidia, Caino uccide Abele!
Quanta gente ancora oggi si ostina a difendere le proprie idee, e si rifiuta di ascoltare la Parola di Dio, di ubbidire a Lui e di sottomettersi!