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sabato 29 febbraio 2020

“Il Padre vostro celeste sa”


(leggere Matteo cap. 5-7)

Nel testo di Matteo 5-7, conosciuto come "il sermone sul monte", il Signore espone i principi del "regno dei cieli"; ed è in quei passi che per la prima volta chiama Dio "Padre': Egli ci parla del nostro Padre numerose volte, e due volte usa l'espressione "il Padre vostro sa" (Matteo 6:8) e "il Padre vostro celeste sa" (v. 32).
Queste due espressioni caratterizzano i due aspetti della nostra vita cristiana, cioè in primo luogo le nostre relazioni intime con il Padre, la nostra vita spirituale, ciò che costituisce la "pietà"; in secondo luogo, il nostro cammino quotidiano in un mondo dove siamo stranieri. E' per questo che nel secondo caso il Signore parla del nostro Padre "celeste", per aiutarci a superare le ansie della vita e a ricercare le ricchezze di lassù.
Nel primo caso, dunque, si tratta della nostra vita spi­rituale, dei suoi bisogni e delle sue prove: la preghiera ne è una dimostrazione. Per mezzo di essa entriamo in comunione stretta con Dio, il nostro Padre "che vede nel segreto" (Matteo 6:6). a condizione che abbiamo uno spirito di dipendenza e una buona conoscenza della Sua volontà. Sappiamo allora che il Padre ci ascolta e sappiamo anche di avere le cose che gli abbiamo chiesto (1 Giovanni 5:14-15).
Grazie all'opera del Figlio, il nostro Salvatore, noi godiamo col Padre di una relazione d'amore e di fidu­cia, poiché è scritto che "il Padre stesso ci ama" (Gio­vanni 16:27). Abbiamo quindi la certezza delle Sue risposte (Giovanni 16:23-24) e la piena libertà di parla­re col nostro Padre. Questo passo mette in evidenza il carattere segreto delle nostre relazioni con Lui. Egli "è nel segreto", ed è nel segreto che lo troviamo e possia­mo aprirgli il nostro cuore.
Inoltre, sappiamo che è difficile parlare di ciò che ci sta a cuore in mezzo all'agitazione e ai rumori di questo mondo. Ciò che è profondo e vero richiede il silenzio e la pace di un luogo appartato (Matteo 6:6). Nell'angoscia, è con voce sommessa che spandiamo la nostra preghiera; e noi sappiamo che la "via" verso il "luogo santissimo" (Ebrei 10:19) ci è aperta e conosciamo la dimora segreta dell'Altissimo (Salmo 91 :1).
Notiamo pure che nei versetti 1-4 di Matteo 6 c'è l'attività dei credenti verso il prossimo, e nei versetti 16-­18 la loro attività verso Dio. Le loro opere, se sono fatte soltanto per Dio (e questo solo Lui lo sa) hanno un grande valore ai Suoi occhi. La ricompensa è allora un segreto tra il Padre e un suo figlio. Nello stesso modo, se ci umiliamo davanti a Lui - e i motivi per farlo non ci mancano - non sono "le vesti", che i nostri fratelli possono vedere, che dobbiamo "stracciare"; sono i nostri cuori che devono essere "stracciati" (Gioele 2:12-14); e quelli solo il Padre li vede e li conosce. "II vostro Padre sa le cose di cui avete bisogno", dice il Signore. La nostra benedizione, la nostra gioia e la nostra consolazione derivano dalla conoscenza che il nostro Padre ha dei nostri veri bisogni. "Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre" (Giacomo 1:16).
Nel secondo passo, "il Padre vostro celeste sa", il Signore mette in opposizione il privilegio dei servitori di Dio con le miserie di coloro che corrono con accanimento dietro il denaro e il benessere materiale. "Voi non potete servire Dio e Mammona" (Matteo 6:24). Coloro che servono Mammona non desiderano altro che mangiare, bere e godersi la vita; ma "il regno di Dio non consi­ste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Romani 14:17).
"Il Padre vostro celeste sa ...". E' il carattere celeste del regno che ci invita a pensare prima di tutto ai bisogni della nostra "nuova natura", nella certezza che le cose che quelli del mondo ricercano ansiosamente il Padre ce le darà "in più”.
Come potremo ricercare con affanno queste cose se apprezziamo l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù nostro Signore e se c'è in noi "lo stesso senti­mento" che è stato in Lui (Filippesi 2:5)? Se ci sono degli esercizi, delle fatiche, degli impegni difficili, l'e­nergia viene solo da Dio. Il Signore dice: "Guardate gli uccelli del cielo... osservate come crescono i gigli... Cer­cate prima il regno e la giustizia di Dio..." (Matteo 6:26, 28,33). Abbiamo certamente provato più di una volta lo stesso esercizio della vedova di Sarepta, che si tro­vava nella completa miseria, quando il profeta Elia le ha chiesto di fare "prima una piccola focaccia" per lui (1 Re 17:13). Gli uccelli del cielo e i fiori dei campi! Dio dà il nutri­mento a gli uni e riveste gli altri di bellezza, ma il corpo e la vita dei Suoi valgono molto di più di quelle creatu­re, poiché li ha acquistati al prezzo della vita del Suo amato Figlio.
Il nutrimento e il vestiario sono necessari. Il nostro Padre celeste ce li dà "in più" (Matteo 6:33), e noi lo ringraziamo; ma sappiamo che il valore della vita e del corpo proviene dal fatto che i riscattati sono "viventi a Dio, in Cristo Gesù" (Romani 6:11), e che il loro corpo, che appartiene al Signore, dev'essere presentato in "sacrificio vivente, santo gradito a Dio"; e questo sarà il nostro "culto spirituale" (Romani 12:1).


G.P. Fuzier