(leggere Matteo cap. 5-7)
Nel
testo di Matteo 5-7, conosciuto come "il sermone sul monte", il
Signore espone i principi del "regno dei cieli"; ed è in quei passi
che per la prima volta chiama Dio "Padre': Egli ci parla del nostro Padre
numerose volte, e due volte usa l'espressione "il Padre vostro sa"
(Matteo 6:8) e "il Padre vostro celeste sa" (v. 32).
Queste due espressioni caratterizzano i due aspetti
della nostra vita cristiana, cioè in primo luogo le nostre relazioni intime con
il Padre, la nostra vita spirituale, ciò che costituisce la "pietà";
in secondo luogo, il nostro cammino quotidiano in un mondo dove siamo
stranieri. E' per questo che nel secondo caso il Signore parla del nostro Padre
"celeste", per aiutarci a superare le ansie della vita e a ricercare
le ricchezze di lassù.
Nel primo caso, dunque, si tratta della
nostra vita spirituale, dei suoi bisogni e delle sue prove: la preghiera ne è
una dimostrazione. Per mezzo di essa entriamo in comunione stretta con Dio, il
nostro Padre "che vede nel segreto" (Matteo 6:6). a condizione che
abbiamo uno spirito di dipendenza e una buona conoscenza della Sua volontà.
Sappiamo allora che il Padre ci ascolta e sappiamo anche di avere le cose che
gli abbiamo chiesto (1 Giovanni 5:14-15).
Grazie all'opera del Figlio, il nostro
Salvatore, noi godiamo col Padre di una relazione d'amore e di fiducia, poiché
è scritto che "il Padre stesso ci ama" (Giovanni 16:27). Abbiamo
quindi la certezza delle Sue risposte (Giovanni 16:23-24) e la piena libertà di
parlare col nostro Padre. Questo passo mette in evidenza il carattere segreto
delle nostre relazioni con Lui. Egli "è nel segreto", ed è nel
segreto che lo troviamo e possiamo aprirgli il nostro cuore.
Inoltre, sappiamo che è difficile parlare di ciò che
ci sta a cuore in mezzo all'agitazione e ai rumori di questo mondo. Ciò che è
profondo e vero richiede il silenzio e la pace di un luogo appartato (Matteo
6:6). Nell'angoscia, è con voce sommessa che spandiamo la nostra preghiera; e
noi sappiamo che la "via" verso il "luogo santissimo"
(Ebrei 10:19) ci è aperta e conosciamo la dimora segreta dell'Altissimo (Salmo
91 :1).
Notiamo pure che nei versetti 1-4 di Matteo
6 c'è l'attività dei credenti verso il prossimo, e nei versetti 16-18 la loro
attività verso Dio. Le loro opere, se sono fatte soltanto per Dio (e questo
solo Lui lo sa) hanno un grande valore ai Suoi occhi. La ricompensa è allora un
segreto tra il Padre e un suo figlio. Nello stesso modo, se ci umiliamo davanti
a Lui - e i motivi per farlo non ci mancano - non sono "le vesti",
che i nostri fratelli possono vedere, che dobbiamo "stracciare"; sono
i nostri cuori che devono essere "stracciati" (Gioele 2:12-14); e quelli
solo il Padre li vede e li conosce. "II vostro Padre sa le cose di cui
avete bisogno", dice il Signore. La nostra benedizione, la nostra gioia e
la nostra consolazione derivano dalla conoscenza che il nostro Padre ha dei
nostri veri bisogni. "Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono
dall'alto e discendono dal Padre" (Giacomo 1:16).
Nel secondo passo, "il Padre vostro
celeste sa", il Signore mette in opposizione il privilegio dei servitori
di Dio con le miserie di coloro che corrono con accanimento dietro il denaro e il
benessere materiale. "Voi non potete servire Dio e Mammona" (Matteo 6:24).
Coloro che servono Mammona non desiderano altro che mangiare, bere e godersi la
vita; ma "il regno di Dio non consiste in vivanda né in
bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito
Santo" (Romani 14:17).
"Il Padre vostro celeste sa ...".
E' il carattere celeste del regno che ci invita a pensare prima di tutto ai
bisogni della nostra "nuova natura", nella certezza che le cose che
quelli del mondo ricercano ansiosamente il Padre ce le darà "in più”.
Come potremo ricercare con affanno queste
cose se apprezziamo l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù nostro Signore
e se c'è in noi "lo stesso sentimento" che è stato in Lui (Filippesi
2:5)? Se ci sono degli esercizi, delle fatiche, degli impegni difficili, l'energia
viene solo da Dio. Il Signore dice: "Guardate gli uccelli del cielo... osservate
come crescono i gigli... Cercate prima il regno e la giustizia di Dio..."
(Matteo 6:26, 28,33). Abbiamo certamente provato più di una volta lo stesso esercizio
della vedova di Sarepta, che si trovava nella completa miseria, quando il profeta
Elia le ha chiesto di fare "prima una piccola focaccia" per lui (1 Re
17:13). Gli uccelli del cielo e i fiori dei campi! Dio dà il nutrimento a gli uni
e riveste gli altri di bellezza, ma il corpo e la vita dei Suoi valgono molto
di più di quelle creature, poiché li ha acquistati al prezzo della vita del
Suo amato Figlio.
Il nutrimento e il vestiario sono
necessari. Il nostro Padre celeste ce li dà "in più" (Matteo 6:33), e
noi lo ringraziamo; ma sappiamo che il valore della vita e del corpo proviene
dal fatto che i riscattati sono "viventi a Dio, in Cristo Gesù"
(Romani 6:11), e che il loro corpo, che appartiene al Signore, dev'essere
presentato in "sacrificio vivente, santo gradito a Dio"; e questo
sarà il nostro "culto spirituale" (Romani 12:1).
G.P. Fuzier