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lunedì 17 febbraio 2020

17 febbraio


Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio come servitore… ma Cristo lo è come Figlio sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi.

Ebrei 3:5-6


La nuova famiglia di Dio


Le antiche popolazioni erano costituite da un certo numero di famiglie, ciascuna designata col nome del suo capo. Attorno al capo famiglia, gravitavano diverse persone riconosciute come appartenenti alla famiglia: moglie, figli, servi, "clienti" (vale a dire protetti).
I figli non avevano molti diritti più dei servi, almeno fino al momento in cui ricevevano il titolo di figlio col diritto all’eredità e alla partecipazione agli affari della casa. La considerazione e il potere che una famiglia godeva erano in rapporto alla moralità dei suoi membri, a come venivano rispettati i doveri civici, alla rettitudine negli affari e alla sua coesione nelle avversità. Il comportamento di ogni membro aveva una grande influenza sulla reputazione del capo famiglia e della famiglia nel suo insieme.
Ogni credente, oltre ad essere un membro della propria famiglia terrena, appartiene alla grande famiglia di Dio. A quelli che credono, Dio ha dato il diritto di diventare suoi figli (Giovanni 1:12), e “se siamo figli siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Romani 8:17).
Fino alla risurrezione del Signore, la casa di Dio era il popolo d'Israele di cui facevano parte soltanto i discendenti di Abraamo; i non Ebrei erano esclusi. Ma dopo la risurrezione del Signore questa barriera è caduta. L'unica condizione per essere ammessi a far parte della famiglia di Dio è la fede in Gesù Cristo. Per questo Paolo può scrivere ai credenti greci di Efeso: “Non siete più né stranieri né ospiti, ma… membri della famiglia di Dio” (Efesini 2:19). Onoriamo il nostro “Capofamiglia” e dimostriamogli, con una vita santa, l’amore che abbiamo per Lui.