“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” Ebrei 3:7-8.
Aveva indubbiamente delle grandi qualità il governatore romano Felice di cui ci parlano i capitoli 23 e 24 del libro degli Atti. Grazie a lui il paese godeva di tranquillità, e l’avvocato Tertullo, nella sua arringa contro Paolo, lo ringrazia per le misure che aveva adottato in favore del popolo. Anche nei confronti dell’apostolo, che era in prigione per la sua fede, si mostra tollerante e magnanimo.
Lo ascolta volentieri, ordina che al prigioniero venga lasciata un po’ di libertà e che non sia impedito ai suoi fratelli di incontrarlo. Paolo approfitta dell’occasione per annunciare a Felice una verità fondamentale del cristianesimo: la risurrezione. Ma Felice rimanda a più tardi il colloquio dicendo: “Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare” Atti 24:25.
Felice non è un oppositore e nemmeno uno schernitore, anzi nutre in sé un certo interesse verso quel prigioniero, ma non ha voglia di dedicare del tempo per ascoltare il suo messaggio. Non lo vuole rifiutare definitivamente, ma gli dice: «Per ora va’».
“Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro: per questo lo mandava spesso a chiamare e conversava con lui” Atti 24:26.
Felice tenne per due anni Paolo in prigione e per due anni conversò con lui. Sperava di ricevere del denaro ma Paolo era in possesso di qualcosa di più prezioso del denaro, qualcosa che il denaro non può comprare.
Che occasione incredibile ha avuto questo governatore.
Purtroppo la Scrittura non ci da nessun indizio riguardo alla sua conversione anzi il fatto che abbia terminato il suo incarico lasciando Paolo in prigione ci fa pensare si sia limitato a soffocare la voce della coscienza mancando così l’appuntamento con la grazia di Dio.
“Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza” 2 Corinzi 6:2.
Anche voi oggi che udite la voce del Signore, lasciatelo entrare, non indurite i vostri cuori!