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mercoledì 20 luglio 2022

La gloria di Dio

Ne libro di Ezechiele possiamo vedere quanto questo servitore fosse preoccupato della gloria di Dio, in un tempo cattivo per il popolo d'Israele. La gloria gli appare in diversi luoghi, ma è una gloria che si sta allontanando da questo popolo sempre più idolatra.

In Isaia 6, la gloria riempiva il tempio. Isaia considerando la santità di Dio nel tempio rimarrà spaventato a motivo della sua impurità. Sarà lui il primo a parlare con insistenza della santità di Dio. Vi erano i serafini che gridano santo, santo, santo. Questa classe angelica è direttamente in rapporto con Dio e con la sua gloria, a differenza dei cherubini, essi, invece, sono esecutori in rapporto con la responsabilità dell'uomo. Erano posti a guardia del giardino dell'Eden con le spade fiammeggianti. 

Nel tabernacolo e nel tempio abbiamo osservato che le ali dei cherubini erano immobili, poiché gli esecutori del suo giudizio contemplavano il propiziatorio dove veniva sparso il sangue di una vittima innocente (Esodo 25). 

Il sedicesimo anno della cattività, circa un anno dopo la prima visione, una nuova rivelazione è fatta a Ezechiele. La gloria dell’Eterno, che gli era apparsa in Caldea, e che si trovava nel tempio a Gerusalemme (8:4), ora sta per uscire dal tempio. Per quale motivo? L'idolatria di questo popolo.

Noi ci stupiamo che il popolo di Israele sia caduto così in basso. Se valutiamo bene le cose, non è la stessa cosa oggi? Molti hanno goduto dei privilegi cristiani, nella famiglia o nei radunamenti, ma il loro cuore non è stato cambiato e la nuova nascita non ha avuto luogo. Si sono accontentati di una conoscenza intellettuale della verità, ed ecco che un idolo si è introdotto nella loro vita: forse un affetto contrario ai pensieri di Dio, una teoria filosofica o religiosa, un’amicizia fuori luogo, una passione peccaminosa. Qualcosa, qualunque essa sia, ha preso il posto del Signore, ed è diventata un idolo; e a poco a poco il cuore si è allontanato da Lui. 

Nel brano da 9:3 a 10:4, la gloria si alza al di sopra dei cherubini del santuario e va verso la soglia della casa; poi, al cap. 10 v. 18, parte di sulla soglia della casa; e, insieme ai cherubini, si ferma all’ingresso della porta orientale. Ma anche là non v’è che iniquità e male (11:2); i principi del popolo danno cattivi consigli e seguono i costumi delle nazioni lontane da Dio. La gloria non può restare nemmeno lì, sulla soglia. Al capitolo 11:23 vediamo che si innalza “di sul mezzo delle città” e se ne va sul monte che è ad oriente della città, il monte degli Ulivi.

Nella persona del Signore Gesù la gloria tornò un giorno a Gerusalemme. La folla lo acclamò: “Osanna al Figliuolo di Davide. Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!”. Si tagliarono i rami degli alberi, si stesero delle vesti sulla strada… ma cosa fece il Signore? “Come si fu avvicinato, vedendo la città, pianse su lei, dicendo: Oh, se tu pure avessi conosciuto in questo giorno quel che è per la tua pace! Ma ora è nascosto agli occhi tuoi” Luca 19:41-42.

Egli era lo splendore della gloria di Dio, l’impronta della sua essenza. Quando si trovò nel tempio, “avendo riguardata ogni cosa attorno, essendo già l’ora tarda, uscì” Marco 11:11. Nessuno era pronto a riceverlo, nessun cuore, nessuna casa lo voleva accogliere. Il Signore se ne andò a Betania, dal “piccolo residuo”, dietro il monte degli Ulivi, dove c’era chi lo amava. Dallo stesso luogo Egli salirà al cielo, dopo avere benedetto i suoi discepoli. Ma sullo stesso monte ritornerà nel giorno del suo trionfo (Zaccaria 14:4). Allora la gloria, assente da tanti secoli ritornerà finalmente nel nuovo tempio: “La gloria dell’eterno entrò nella casa per la via della porta che guardava ad oriente. Lo spirito mi levò in alto e mi menò nel cortile interno; ed ecco, la gloria dell’eterno riempiva la casa” Ezechiele 43:1-6.