(Gesù disse:) “Io
sono il buon pastore, e conosco le mie (pecore),
e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la
mia vita per le pecore”.
Giovanni 10:14-15
L’Eterno
è il mio pastore: nulla mi manca… Egli mi ristora l’anima.
Salmo 23:1, 3
Il mio Pastore
Gesù
dichiara: “Io sono il buon pastore”. Quest’immagine esprime tutta la tenerezza
e la dedizione del Signore Gesù per ognuno dei suoi. Il pastore conduce il
gregge, provvede al suo nutrimento facendolo pascolare; lo protegge dai
predatori ma, ancora di più, si occupa in particolare di ogni pecora: una
relazione affettiva si stabilisce fra il Pastore e ciascuna delle sue pecore.
Egli le conosce e le chiama per nome (Giovanni 10:3), perché ognuna ha per lui
un valore unico.
Ogni
credente può riconoscersi nella pecora perduta che il Pastore ha cercato e
trovato (Luca 15:4-7). Essa ha per lui il valore che corrisponde al prezzo che
ha pagato dando la sua vita alla croce per riscattarla.
Il
buon Pastore non vuole che la pecora resti isolata, la conduce insieme al gregge. Ciò che le dà sicurezza non è certo
l’appartenenza al gregge, ma la sua relazione col Pastore. Per profondo che sia
il legame di un credente con i fratelli e le sorelle in fede, la sua sola sicurezza è quella di appartenere a Cristo. Il Signore
paragona la sua relazione con le pecore a quella che esiste fra lui e suo
Padre. Questa relazione è così intima che Gesù dice: “Conosco le mie, e le mie
conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre” (Giovanni
10:14-15).
Poiché
anch’io ero una pecora perduta e il mio Salvatore ha dato la sua vita per me,
io so che Egli mi ama, e ho fiducia che non smetterà di prendersi cura di me.