Perseguitati,
ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo
la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
2
Corinzi 4:9, 10
Canti
nella casa del persecutore
Ahmed, un musulmano, ha creduto a Gesù
nel 1983. Tre anni dopo si è sposato ed è nato un figlio. Ma la sua famiglia
non poteva sopportare il suo impegno cristiano.
“Io e mia
moglie siamo vissuti in disparte, racconta, ma sia i miei genitori sia le
autorità non hanno smesso di tempestarci di domande per spingerci a tornare
indietro. Avevo dovuto scegliere fra loro e Cristo, e avevo scelto Cristo! La
mia decisione ha reso furioso mio padre che un giorno ha imbracciato il fucile
e ce l’ha puntato contro, deciso di uccidere noi e il nostro piccolo bambino.
Ma non è riuscito a sparare, il suo braccio era come se fosse trattenuto. Sono
stati i miei nonni ad accoglierci, benché la gente del vicinato avrebbe voluto
scacciarci. Eravamo i primi cristiani del villaggio!
Più
tardi, osservando il nostro comportamento, i miei genitori sono stati colpiti,
hanno incominciato a frequentare delle riunioni cristiane e alla fine hanno
dato la loro vita a Cristo. La casa dei nonni diventava troppo piccola, così
mio padre ci ha proposto di tenere le riunioni a casa sua. E proprio nella
stanza dove ci aveva incalzato di domande e minacciato, si odono ora preghiere
e canti di lode al Dio Salvatore!”
Pellegrino sulla terra,
verso il cielo or volgo il passo,
e se il mondo mi fa guerra,
Tu mi aiuti, o Redentor;
e mi guida nel cammino
il tuo Spirito d’amor.