Il giorno seguente, Gesù… trovò Filippo,
e gli disse: “Seguimi”.
Giovanni 1:43
E, passando, vide Levi, figlio d’Alfeo,
seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli, alzatosi, lo
seguì.
Marco 2: 14
Cosa significa
per noi seguire il Signore?
I discepoli avevano scelto di dire “sì” al Signore che li
chiamava e lo avevano seguito. Ma cosa può significare per noi oggi “seguire il
Signore”? Loro sono vissuti per più di tre anni al suo fianco; sono stati con
Lui giorno e notte per le strade della Palestina, con Lui nelle case di chi li
ospitava, con Lui sul monte, nelle città e nei villaggi, con Lui sulle rive del
mare e in mezzo al mare…
Seguire il Signore era per loro un fatto concreto. E quando
Lui li ha lasciati per salire in cielo, dopo la risurrezione, hanno forse
smesso di seguirlo? Assolutamente no. Nel loro modo di predicare e di
comportarsi la gente vedeva chiaramente che “erano stati con Gesù” (Atti 4:13)
e che con Gesù erano rimasti. Per
seguire il Signore bisogna amarlo, e per amarlo bisogna conoscerlo. Più lo
conosciamo, più gli daremo fiducia e agiremo come Lui vuole, rinunciando con
gioia a noi stessi.
Noi credenti seguiamo il Signore quando nella nostra vita ci
impegniamo a imitare Lui, la sua grazia, la sua coerenza, la sua onestà morale,
la sua dedizione al Padre; quando, come ha fatto Lui, compiamo l’opera che il
Padre ci ha affidato che è quella di far conoscere al mondo la sua grazia e il
valore eterno della croce di Cristo. Mettere i nostri piedi nelle orme di Gesù
è il nostro dovere e il nostro alto privilegio! Sebbene la “distanza” fra il Signore
e noi sia grandissima, essendo la sua perfezione irraggiungibile, abbiamo
ugualmente la gioia di seguirlo da vicino, come le pecore seguono il pastore
che va davanti a loro; e questo richiede, come sempre, comunione e preghiera.
(tratto da “1200 giorni con Gesù”)