In questo si è manifestato per noi l'amore
di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per
mezzo di lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato
Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio
propiziatorio per i nostri peccati.
1 Giovanni 4:9-10
Due visioni meravigliose
Apriamo il libro del profeta Isaia al
capitolo 6. Il giovane profeta ha davanti a sé una visione celeste. Il Signore
gli si presenta innalzato su un trono. In quel tempio maestoso, degli angeli
proclamano la santità di Colui che è seduto sul trono. Preso da spavento, Isaia
dice: “Guai a me, sono perduto”.
Sull’altare, dove è appena stato compiuto un sacrificio, un angelo prende un
carbone ardente, tocca il profeta e gli dice: “La tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato”. Che
meravigliosa notizia! Il suo peccato, che lo condannava e lo intimoriva alla
presenza del Signore, era stato espiato sull’altare.
Chi è quella vittima che espia il peccato?
Nel capitolo 53 di Isaia troviamo la risposta. È Gesù, il Figlio
dell’Onnipotente, “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Giovanni
1:29).
Nel capitolo 5 dell’Apocalisse troviamo
un’altra scena celeste. Su un trono, c’è un Agnello vittorioso che “sembra
essere stato immolato”; è Lui che ha espiato il peccato. Degli angeli si
prostrano e ricordano il sacrificio che ha compiuto sulla croce del Golgota, e
i credenti cantano un cantico nuovo.
Chi sono quei credenti? Tutti coloro che,
sulla terra, si sono riconosciuti, come Isaia, “perduti” e degni di condanna, e
ai quali Dio ha risposto: A te che riconosci
di essere un peccatore perduto, e credi
nel sacrificio espiatorio del mio Figlio, il peccato è perdonato!
Così
qual ero, pien di peccato,
ma
per il sangue che Tu hai versato,
e
per l’invito fatto al cuor mio,
o
Agnel di Dio, fui tratto a te!