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lunedì 4 novembre 2019

04 novembre


In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.
1 Giovanni 4:9-10

Due visioni meravigliose

Apriamo il libro del profeta Isaia al capitolo 6. Il giovane profeta ha davanti a sé una visione celeste. Il Signore gli si presenta innalzato su un trono. In quel tempio maestoso, degli angeli proclamano la santità di Colui che è seduto sul trono. Preso da spavento, Isaia dice: “Guai a me, sono perduto”. Sull’altare, dove è appena stato compiuto un sacrificio, un angelo prende un carbone ardente, tocca il profeta e gli dice: “La tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato”. Che meravigliosa notizia! Il suo peccato, che lo condannava e lo intimoriva alla presenza del Signore, era stato espiato sull’altare.
Chi è quella vittima che espia il peccato? Nel capitolo 53 di Isaia troviamo la risposta. È Gesù, il Figlio dell’Onnipotente, “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29).
Nel capitolo 5 dell’Apocalisse troviamo un’altra scena celeste. Su un trono, c’è un Agnello vittorioso che “sembra essere stato immolato”; è Lui che ha espiato il peccato. Degli angeli si prostrano e ricordano il sacrificio che ha compiuto sulla croce del Golgota, e i credenti cantano un cantico nuovo.
Chi sono quei credenti? Tutti coloro che, sulla terra, si sono riconosciuti, come Isaia, “perduti” e degni di condanna, e ai quali Dio ha risposto: A te che riconosci di essere un peccatore perduto, e credi nel sacrificio espiatorio del mio Figlio, il peccato è perdonato!
Così qual ero, pien di peccato,
ma per il sangue che Tu hai versato,
e per l’invito fatto al cuor mio,
o Agnel di Dio, fui tratto a te!