Ecco, temere il Signore, questa è saggezza,
fuggire il male è intelligenza!
Giobbe 28:28
Il principio della saggezza è il timore del
SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza.
Proverbi 9:10
Perché a volte non
capiamo?
Anche da parte di chi legge o viene
istruito nella Parola vi sono delle condizioni perché questa sia compresa,
goduta, messa in pratica. Se nel mio cuore si annidano pensieri cattivi,
invidie, gelosie, rancori, fantasie impure, la Parola non trova spazio. La
stessa cosa se ho una vita mondana o mantengo sulla mia coscienza dei peccati
non confessati. Pietro insegna che per “appetire il puro latte spirituale” che
fa “crescere per la salvezza” bisogna sbarazzarsi
di “ogni cattiveria, di ogni frode, delle invidie e di ogni maldicenza” (1
Pietro 2:1-2).
Anche l’orgoglio e la presunzione sono un
ostacolo alla comprensione delle cose di Dio. Il Signore dice espressamente che
il Padre nasconde i suoi pensieri ai sapienti e agli intelligenti di questo
mondo e li rivela ai piccoli (Matteo 11:25). Quando doveva distruggere Sodoma,
Dio rivelò ad Abraamo quello che stava per fare. Abraamo era “amico di Dio”,
destinato a diventare una nazione grande e potente e ad essere in benedizione a
tutte le nazioni della terra. La sua fede era così grande da ricevere
l’appellativo simbolico di “padre” di tutti i credenti. Per questo Dio dice:
“Dovrei forse nascondere ad Abraamo quanto sto per fare?” (Genesi 18:17-18).
Davide conferma questo nel Salmo 25:14: “Il segreto del SIGNORE è rivelato a
quelli che lo temono”.
La Parola di Dio è dunque come un seme che
deve svilupparsi e portare del frutto; e lo porterà certamente se il cuore che
l’accoglie è sensibile e assetato di verità.
(tratto da “1200 giorni con Gesù”)