Non dimenticate poi di esercitare la
beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici
che Dio si compiace.
Ricordatevi dei vostri conduttori…;
e considerando quale sia stata la fine
della loro vita, imitate la loro fede.
Ebrei 13:16, 7
Una donna di fede (2)
2 Re 4:8-37
Il profeta Eliseo era così ospite di
una famiglia accogliente e devota. E Dio onorò la devozione della padrona di
casa permettendo che, sebbene in tarda età, desse alla luce un figlio. Il
bambino crebbe, ma un giorno, mentre era nei campi con il padre, durante la
mietitura, fu colpito da violenti mal di capo. Lo portarono subito dalla madre
e le morì in grembo. Quella donna aveva una sola risorsa: andare a chiamare
l’uomo di Dio. Al marito che non capiva il suo modo di agire, rispose semplicemente:
“Lascia fare”. Sapeva che Dio, che aveva dato e poi ripreso, poteva dare di
nuovo. Gheazi, il servo del profeta, vedendola arrivare le chiede: “Stai bene?
Sta bene tuo marito? Il bambino sta bene?” e lei risponde: “Stanno bene”, ma ad
Eliseo rivela il suo dramma. Non vuole che il profeta mandi il servo a
rianimare il fanciullo, e gli dice: “Come è vero che il SIGNORE vive e che tu
vivi, io non ti lascerò” (2 Re 4:30). Non aspetta il soccorso da nessun altro.
Eliseo accondiscende e in seguito alla sua ardente supplica, Dio ridà la vita
al bambino. Che risposta meravigliosa alla fede di quella donna!
Per lei, solo Dio poteva risuscitare il
figlio e per questo si rivolge al profeta, Suo servo. Simbolicamente, in questa
circostanza, il profeta raffigura il Signore
Gesù, solo mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2:5). Come dice
l’apostolo Pietro parlando di Gesù: “In nessun altro è la salvezza” (Atti
4:12).
“Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato
se stesso per me” (Galati 2:20).