In base alla legislazione in vigore, se siamo
dichiarati falliti dal Tribunale dovremo pagare nella misura stabilita dal
giudice fallimentare (sovente in minima parte) i vari debiti che ci hanno
portato allo stato di insolvenza, rinunciando però a tutti i beni che ci sono
rimasti. Avvenuto questo, nessun creditore, neanche quelli che avranno ricevuto
di meno, potrà reclamare altri pagamenti da noi. In questo modo siamo liberati
definitivamente da quei debiti. Ma per arrivare a questo è necessario appunto
che il nostro fallimento sia ufficialmente riconosciuto e dichiarato.
Nei confronti del Dio giusto e
santo, ogni essere umano ha un debito da cui non può liberarsi. I figli di Core
l’avevano capito, come affermano nel Salmo 49. Contratto fin dalla nascita,
questo debito si appesantisce con il passare del tempo, non si cancella neppure
alla morte e porta in seguito al giudizio eterno. E non potremo farvi fronte,
neanche in minima parte, neanche rinunciando a tutti i nostri "beni",
non solo materiali. Ma quello che non può essere ottenuto né dalle nostre
presunte ricchezze, né da belle doti morali o dalle migliori opere, Gesù
Cristo l’ha realizzato, pagando al nostro posto l’immenso prezzo della
redenzione. Lui solo cancella in modo definitivo il nostro debito davanti a
Dio.
Se sentiamo il peso di questo debito, se realizziamo
il nostro fallimento morale e la nostra incapacità di tirarci fuori da soli
da questa situazione disperata, mettiamo la nostra fiducia in Gesù Cristo!
Allora potremo beneficiare del perdono di Dio.