Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

domenica 6 novembre 2022

Io non sono capace (3/4)

Sono incapace di parlare


Mosè è stato uno dei più grandi uomini di Dio della storia. Dio si è servito di lui per fare cose che non sarebbero mai più state eguagliate da nessuno:

“Non c’è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia. Nessuno è stato simile a lui in tutti quei segni e miracoli che Dio lo mandò a fare nel paese d’Egitto contro il faraone, contro tutti i suoi servi e contro tutto il suo paese; né simile a lui in quegli atti potenti e in tutte quelle grandi cose tremende che Mosè fece davanti agli occhi di tutto Israele” (De 34:10-12)

Eppure, soprattutto all’inizio, egli mostrò grande titubanza prima di accettare l’incarico che Dio voleva affidargli:

“Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: ‘Il SIGNORE non ti è apparso’»” (Es 4:1).

La prima preoccupazione di Mosè, quando Dio gli indicò di averlo scelto per guidare il popolo d’Israele fuori dall’Egitto, fu piuttosto legittima se ci pensiamo. Cosa avrebbero pensato gli altri? Gli avrebbero mai creduto? Come avrebbe fatto a persuaderli?

Spesso, anche quando siamo convinti che il Signore ci stia guidando, potremmo in effetti essere titubanti perché non siamo sicuri del fatto che gli altri ci seguiranno. Mosè aveva quindi timore di essere rifiutato dagli altri.

Il Signore non fu però colto di sorpresa e gli mostrò una serie di segni che egli avrebbe potuto compiere per scardinare la loro incredulità (Es 4:2-9).

Quando Dio sceglie un uomo, gli mette anche a sua disposizione tutto ciò che occorre affinché anche i suoi fratelli condividano la sua visione. Questo è purtroppo un punto sul quale a volte non riflettiamo.

Nonostante i segni che Dio gli aveva messo a disposizione, Mosé non era ancora convinto:

“Mosè disse al SIGNORE:«Ahimé, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua». Il SIGNORE gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell’uomo? Chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io, il SIGNORE? Ora dunque va’, io sarò con la tua bocca e t’insegnerò quello che dovrai dire»” (Es 4:10-12).

Mosé sapeva che un condottiero doveva saper utilizzare la lingua per argomentare e convincere ma egli non si sentiva un oratore. Dio rassicurò Mosé anche su questo punto, in maniera simile a quanto aveva fatto con Geremia.

D’altra parte il Signore non era abbastanza grande da far parlare anche un muto? Avrebbe forse avuto dei problemi a rendere la lingua di Mosé più sciolta?

Questo è un punto interessante.

Come Mosé, a volte potremmo vedere in noi dei difetti che in qualche modo ci sembrano insormontabili.

Come dicevo al’inizio, ci sono cose che potrebbero essere oggettivamente degli ostacoli per svolgere un servizio, ma in questo caso, la lingua di Mosé era davvero un problema così grande come poteva sembrare? Chiunque abbia letto il Pentateuco, si sarà reso conto che Mosé, nonostante fosse stato così recalcitrante, fu davvero un grande condottiero e fu anche capace di parlare in maniera eloquente al popolo.

Come Gedeone non vedeva la sua forza, probabilmente Mosé non era in grado di vedere le sue qualità di oratore come in seguito avrebbe dimostrato di avere.

Comunque, neanche questa ulteriore rassicurazione di Dio bastò a convincere Mosé il quale replicò ancora:

“Mosè disse: «Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!»” (Es 4:13).

Questo è davvero il colmo!

Dio gli aveva già mostrato che avrebbe voluto portare il suo messaggio attraverso di lui, eppure Mosé continuò ad insistere perché il Signore mandasse qualcun altro! Non ci stupisce quindi ciò che leggiamo nel verso seguente:

“Allora l’ira del SIGNORE si accese contro Mosè...” (Es 4:14a).

Quando l’ira di Dio si accende, ci aspettiamo che possa accadere davvero qualcosa di terribile. Forse Dio farà scendere fuoco dal cielo per consumarlo? O gli farà venire una dolorosa malattia?

No, niente di tutto questo. Dio nella sua grazia, seppure adirato, diede a Mosé ancora una stampella per rassicurarlo.

“... ed egli disse: «Non c’è Aaronne tuo fratello, il Levita? Io so che parla bene. E, per l’appunto, egli esce a incontrarti; e, quando ti vedrà, si rallegrerà in cuor suo. Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca. Io sarò con la tua bocca e con la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Egli parlerà per te al popolo; così ti servirà da bocca e tu sarai per lui come Dio. Ora prendi in mano questo bastone con il quale farai i prodigi»” (Es 4:14b-17).

Leggendo il resto del Pentateuco ci rendiamo conto che la presenza di Aronne servì più che altro a rassicurare Mosé soprattutto all’inizio del suo ministero, rendendolo più confidente. Come nel caso di Geremia e di Gedeone, Dio aveva visto in Mosé delle potenzialità che nemmeno quest’ultimo riusciva a vedere in sé.

Tuttavia, man mano che il tempo passò, Mosé sviluppò tutto il suo potenziale secondo le caratteristiche che Dio gli aveva dato ed egli fu trasformato nell’uomo straordinario che guidò Israele fuori dall’Egitto e lo condusse per diverse decine di anni nel deserto, mostrandosi all’altezza della situazione anche nei momenti più critici. Pensate a quale disastro sarebbe stato se Dio avesse assecondato Mosé, lasciando che un uomo così dotato rinunciasse al compito affidatogli.

Anche nel caso di Mosé, Dio aveva scelto bene.


(segue domani e termina)