«Perché mi perseguiti?», aveva detto il Signore di gloria a Saulo, atterrato sulla via di Damasco. Saulo non perseguitava veramente il Signore ma i suoi; tuttavia se la prendeva con Gesù stesso che li riconosceva come una stessa cosa con Lui. Saulo doveva essere l’apostolo per mezzo del quale Dio avrebbe rivelato il mistero nascosto da secoli: l’unione di Cristo coi suoi riscattati in un solo corpo.
1.1 Chi ne fa parte?
1 Corinzi 12:13 ci dice: «Noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi». Il «battesimo» dello Spirito Santo è avvenuto alla Pentecoste; quest’espressione è adoperata in relazione alla formazione del corpo di Cristo. Da allora tutti coloro che, udito l’Evangelo, hanno ad essa creduto, sono stati suggellati dallo Spirito Santo (Efesini 1:13). Tutti i credenti sono così divenuti partecipi di questo battesimo e, per lo Spirito Santo, sono uniti in un solo corpo. Lo Spirito Santo come Persona, venuto sulla terra alla Pentecoste, lascerà questo mondo con la Chiesa al ritorno del Signore (2 Tessalonicesi 2:7). Ogni credente dunque, dalla Pentecoste fino alla venuta del Signore, fa parte del corpo di Cristo» (Efesini 1:23). L’espressione è inoltre adoperata per indicare sia tutti i credenti che vivono sulla terra a un dato momento (Romani 12:5) sia coloro che vivono, a un dato momento, in una certa località (1 Corinzi 12:27).
Questa unità del corpo di Cristo esiste dunque ed è prodotta dallo Spirito Santo come risultato dell’opera alla croce del Signore Gesù. Non si tratta di formarla, ma di mantenerla (Efesini 4:3) e di mostrarla. Secondo 1 Corinzi 10:7 si può dire che non v’è altro modo di rappresentare o di esprimere pubblicamente l’unità del corpo di Cristo se non rompendo il pane.
Il corpo di Cristo è un organismo vivente e non una organizzazione di cui si fa parte a piacimento perché si aderisce ad una certa professione di fede o perché si è d’accordo su alcuni punti. Che lo si sappia o no, che lo si voglia o no, tutti i riscattati del Signore, individualmente, sono membra del corpo di Cristo in virtù di ciò che il Signore ha fatto per loro e di loro. Si tratta dunque di mettere in evidenza ciò che si è, e non di sforzarsi per diventarlo.
1.2 Come funziona?
Efesini 4:15 e 16 e Colossesi 2:19 ci fanno vedere che il corpo trae tutto dal capo, da Cristo nel cielo. È da Lui che, per l’opera di ciascuna parte nella sua misura, «tutto il corpo… trae il proprio sviluppo». Nel corpo «ben collegato e ben connesso», vi è prosperità solo se ogni «giuntura», ogni parte nella misura che le è data, compie ciò che le è stato affidato; se così non avviene non può che risultarne debolezza e confusione.
Tutto dipende dalla Testa, ma il Signore vuole servirsi delle membra del corpo per il suo funzionamento pratico sulla terra. Il corpo è uno, ma si compone di molte membra che hanno grande diversità nelle loro funzioni e nei loro doni (Romani 12; 1 Corinzi 12; Efesini 4).
Nessuno ha da scegliere il servizio che desidera «ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto» (1 Corinzi 12:18); Egli vuole che i membri abbiano ugual cura gli uni per gli altri. Dei doni sono stati dati all’assemblea e così pure ogni sorta di funzioni: gli aiuti, il servizio, la distribuzione, il ministerio della misericordia.
Tre pericoli minacciano le membra del corpo.
Primo, e più frequente, è quello di non discernere né adempiere la funzione che il Signore ha affidata. Ci si addormenta, si è indifferenti agl’interessi della Chiesa di Dio, non si è esercitati né per discernere quale dono il Signore abbia affidato né per desiderarne con ardore uno più grande (1 Corinzi 12:31). Che perdita non solo per se stessi ma per l’insieme!
Il secondo pericolo è la gelosia (1 Corinzi 12:15 e 17): il servizio che mi è accordato è così poco importante! Vorrei quello di un altro, più in evidenza…
Il terzo pericolo è quello di essere tanto imbevuti della funzione ricevuta da disprezzare i deboli (1 Corinzi 12:21 a 23): il mio dono solo è importante e non ho più bisogno degli altri. E questo è un pericolo più frequente di quanto potrebbe sembrare. Dimenticheremo forse la esortazione di 1 Corinzi 4:7: «Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?».
Ma questi pericoli non devono farci perdere di vista la bellezza di questo organismo unico che il Signore e la fede considerano reale oggi come ai primi giorni della Chiesa sulla terra. «Vi è un corpo solo». La fede non ne dubita, anzi abbraccia in questo medesimo organismo tutti i riscattati del Signore, di ogni paese, di ogni condizione, di ogni appartenenza umana, anche se nascondono il loro vero carattere.
Perché lo Spirito di Dio ha voluto porre tra 1 Corinzi 12, che ci parla del corpo e delle sue membra, e 1 Corinzi 14 che ce ne mostra il funzionamento pratico nell’assemblea, il cap. 13? È perché nulla può prosperare senza l’amore. È il quadro di Efesini 4:15-16: «Seguendo la verità nell’amore… per edificare sé stesso nell’amore». Non l’amore che si pretende dagli altri, né quello che ci si lamenta di non trovare nel nostro radunamento, ma l’amore del Signore di cui si è compenetrati e che ci spinge ad amare «perché egli ci ha amati per primo». Amore senza il quale io sono come «un rame risonante o uno squillante cembalo…», io non sono nulla. Amore che è la cosa più grande del mondo e che «non verrà mai meno».