Normalmente quando vogliamo parlare dell'amore perfetto e unico che Dio nutre per le sue creature, citiamo passi del Nuovo Testamento. E' lì che troviamo scritto: “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” Giovanni 3:16. Oppure: “Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” Romani 5:8.
La lista potrebbe essere allungata con molti altri passi, ma ciò che non deve essere ignorato è che la realtà dell'amore di Dio e della Sua grazia, si trova descritta in ogni pagina della Bibbia. Dio è immutabile. Chi si resterà privo della Sua grazia non avrà attenuanti.
“...hanno rifiutato di convertirsi” Osea 11:5.
Il capitolo undici di Osea è stupendo nel mettere in luce tutte queste verità.
“Quando Israele era fanciullo, io l'amai” v.1a. Dio afferma che prima che si delineasse ciò che sarebbe diventato (essendo solo fanciullo), Dio gli aveva già manifestato il Suo amore. Tutto il merito risiede nell'iniziativa divina. Dio non è stato invogliato ad agire perché eravamo soggetti “promettenti”. No! Egli ha preso la Sua decisione indipendentemente da tutto questo, mosso esclusivamente dal Suo amore.
“...e fin dall'Egitto, chiamai il mio figliuolo” v. 1b. Lo ha liberato, vedendolo schiavo e angariato, lo ha chiamato fuori dall'Egitto. Un affermazione che evoca tutte le opere potenti compiute da Dio per la sua liberazione. Abbiamo la consapevolezza che Dio ha pronunciato più e più volte il nostro nome desiderando “chiamarci fuori” dalla schiavitù del peccato e dalle angherie del principe di questo mondo?
“Egli è stato chiamato, ma s'è allontanato da chi lo chiamava” v.2. Dio, in questo passo, presenta il dolore di “un genitore” verso i propri figli, ma essi hanno disprezzato nella maniera più offensiva questo amore immeritato.
“Son io che insegnai ad Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia”. Osea continua a riaffermare l'interesse di Dio per i suoi, il Suo desiderio di prenderci per le braccia e insegnarci a camminare, esattamente come farebbe un padre verso i propri figli.
“... e porgevo loro dolcemente da mangiare” v.5. Quanta tenerezza in queste parole, quante cure Dio ha in vista per i suoi. Eppure a tutto questo è stato risposto con ingratitudine e ribellione e queste parole non descrivono solo il comportamento di Israele, ma diventano uno specchio del nostro comportamento.
“Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall'Iddio vivente” Ebrei 3:12.
Nessun commento:
Posta un commento