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giovedì 19 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 2)

ESPIAZIONE

Per riconciliare l’uomo con Dio, sarebbe stata sufficiente l’incarnazione? Sarebbe bastato qualcuno che avesse mostrato Dio agli uomini e che avesse dimostrato come avrebbe dovuto essere l’uomo per Dio ponendosi come modello? Rispondiamo inequivocabilmente: NO!

F  La necessità della morte di Cristo come unico mezzo di salvezza per l’uomo.
Cari ragazzi, Dio è SANTO e perciò non tollera il peccato, Dio è perfettamente GIUSTO nelle Sue vie e giudica il peccato ma, allo stesso tempo, Dio è AMORE e vuole il bene della Sua creatura.
Ora, la domanda essenziale che dobbiamo porci è: ”Come poteva Dio soddisfare queste tre caratteristiche: santità, giustizia, amore davanti al peccato dell’uomo?”
Se avesse guardato alla Sua santità, avrebbe messo in atto la Sua giustizia, ma il peccatore sarebbe stato irrimediabilmente perduto per sempre. Se avesse messo in atto il Suo amore, non avrebbe dimostrato la Sua giustizia contaminando la Sua santità.
La Sua santità esigeva che il peccatore fosse per sempre lontano da Lui, il Suo amore, invece, lo voleva perdonato e per sempre in Sua presenza; come poteva Dio rimanere giusto ed allo stesso tempo giustificare l’empio? La giustizia di Dio esigeva che i peccati fossero espiati. I peccati dovevano essere coperti agli occhi di Dio e solo il sangue poteva coprirlo (Ebrei 9:22). Adamo ed Eva, dopo aver peccato disubbidendo a Dio “s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture” (Genesi 3:7). Poteva questa “copertura” soddisfare Dio? Evidentemente no! Infatti “Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì” (Genesi 3:21). Per coprire la nudità di Adamo ed Eva era necessario che del sangue innocente fosse versato; Abele aveva compreso bene il valore della vittima innocente, di lui è detto che offrì “dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta” (Genesi 4:4). Tutto il sistema mosaico dimostrava le esigenze della santità di Dio e come il sangue dei sacrifici di vittime innocenti fosse l’unico mezzo per coprire i peccati davanti ai Suoi occhi.
Ma l’uomo non aveva né la forza ne i mezzi per soddisfare la giustizia di Dio e solo Dio, nel suo AMORE, poteva intervenire nella sua vita e provvedergli il mezzo della salvezza: il “prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto nè macchia” (1 Pietro1:19).
La morte di Cristo alla croce, - il Suo sangue versato per coprire i nostri peccati - ha permesso a Dio di manifestare l’amore per la Sua creatura e allo stesso tempo di soddisfare la Sua giustizia. Un nostro cantico esprime questo concetto: “La santità, l’amore, la giustizia, tutto alla croce hai voluto esaltare”, perché è alla croce che Dio ha messo in atto il Suo amore per la creatura, agendo con giustizia rivendicando la Sua santità.

F  Significato della parola Espiazione.
A questo termine familiare, che troviamo ripetutamente nelle Sacre Scritture e che sentiamo citare spesso nelle riunioni, comunemente non sempre viene attribuito il giusto significato. Nel linguaggio attuale ad esempio, si parla di espiare una colpa nel senso di “purificarsi facendo ammenda o sostenendone la punizione”, di espiare un errore nel senso di “subirne le conseguenze”, oppure di espiare la pena quando si sconta rimanendo in carcere per il tempo stabilito dalla sentenza di un tribunale; queste sono alcune estensioni del significato che si dà al termine espiazione, ma non sono corrette dal punto di vista biblico.

F  Utilizzo biblico del termine
Premesso che nelle nostre traduzioni questa parola la troviamo solo nell’Antico Testamento, cerchiamo nella Scrittura quando questo termine è usato e la sua effettiva portata.
Il termine espiare (ebraico: kâfar, usato ben 150 volte) significa letteralmente coprire.
Che cosa doveva essere coperto? Lo abbiamo già detto: i peccati. In senso spirituale significa essere al riparo dal giudizio di Dio. Abbiamo visto che la colpa poteva essere coperta per mezzo del sangue di una vittima.
Alla base di questo vi è un principio biblico che ci appare chiaro: “la vita della carne è nel sangue” (Levitico 17:11, 14), “Il sangue è la vita” (Deuteronomio 12:23), il sangue è quello che fa l’espiazione per mezzo della vita” (Levitico 17:11) e senza spargimento di sangue non vi è perdono” (Ebrei 9:22).
Chi aveva ordinato di farlo? E perché?
Dio, perché non può ignorare i peccati e non può trattare “il colpevole per innocente” (Esodo 34:7).
Fin dal principio Dio ha decretato che la conseguenza inevitabile del peccato sarebbe stata la morte e non solo la morte fisica che è la separazione dell’anima dal corpo, ma anche la morte spirituale, cioè l’eterna separazione da Dio dell’intero essere. In Genesi 2:16-17 troviamo l’ordine che Dio dà all’uomo: “Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”. Cos’ha fatto l’uomo? Ha disubbidito ribellandosi all’ordine di Dio. Un ordine non lascia libertà di scelta, o lo si esegue, oppure ci si sottopone inevitabilmente a delle conseguenze. “Perciò … il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5:12 – 3:12). Siccome tutti gli uomini hanno peccato, ne consegue che tutti devono morire, perché la giustizia di Dio non può essere soddisfatta finché la pena del peccato sia pagata. Il salario del peccato è la morte (Romani 6:23).
Possiamo quindi affermare che il peccato è un’offesa alla santità di Dio e ciò fa scaturire l’esercizio dell’ira di Dio. Dove c’è il peccato, l’ira di Dio non può essere tolta.

F  Che cos’è l’ira di Dio?
È la Sua santa, giusta e legittima indignazione contro il peccato. La Sua ira si manifesta sempre con un giusto giudizio, ma non è mai incontrollata.
È a causa di questi due grandi fatti, la SANTITA’ di DIO e la COLPEVOLEZZA dell’uomo, che si è resa necessaria l’espiazione affinché gli uomini potessero essere perdonati e portati a Dio.

v  Prima della venuta di Cristo:
I peccati, che non potevano essere ignorati e nemmeno rimossi da Dio, in quel tempo dovevano essere "coperti", in figura, perché Egli, se così possiamo esprimerci, non li vedesse e potesse, così, abitare col Suo popolo Israele.
Dio aveva stabilito nella legge di Mosè un giorno preciso in cui il sommo sacerdote Aaronne doveva presentarsi nel “luogo santissimo” (al di là della cortina dove c’era l’arca) del tabernacolo e, come precisato in Ebrei 9:7, doveva presentarsi “non senza sangue”.
Con questo sangue il sommo sacerdote doveva “fare l’aspersione sul propiziatorio e davanti al propiziatorio” (Levitico 16:14-15). Il “propiziatorio” era un coperchio d’oro posto sull’arca, sul quale c’erano pure due cherubini d’oro che, uno di fronte all’altro, lo coprivano con le loro ali mentre guardavano verso il fondo. Sul propiziatorio, dunque, doveva essere sparso il sangue degli animali sacrificati. Dio “vedeva” quel sangue ed era “propizio” verso il popolo. Da qui deriva il termine propiziazione che esamineremo più avanti.
Dio mostrava tutta la Sua misericordia accettando che i peccati fossero “coperti” perdonando, così, il peccatore.
Perché dunque Dio accettava un sacrificio di animali, evidentemente incolpevoli, per poter “perdonare” i peccatori? Perché quei ripetuti sacrifici agli occhi di Dio erano come un’anticipazione, in figura, di quello che sarebbe stato l’unico sacrificio dell’unica Vittima in grado di togliere il peccato davanti ai Suoi occhi santi, cioè quello di Suo Figlio Gesù Cristo, l’unico a non aver nemmeno “conosciuto” il peccato (2 Corinzi 5:21).

v  La venuta di Cristo:
Era tempo ormai di sostituire la “copertura” del peccato con il suo annullamento (“ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare - o abolire - il peccato[1] con il suo sacrificio - Ebrei 9:26) e con la sua cancellazione (“Ravvedetevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” - Atti 3:19).
Giovanni Battista, vedendo Gesù, esclamò: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29).
Esaminiamo il contrasto tra Antico e Nuovo Patto che troviamo in Ebrei 10:4/18.
Analisi del testo:
-       v. 4 “è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati”. È evidente che la natura di quelle vittime non poteva soddisfare Dio, serviva ben altro!
-       vv. 5-10 “Ecco perché Cristo entrando nel mondo, disse: Tu non hai voluto né sacrifici né offerte, non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato ... Ecco io vengo per fare la tua volontà … in virtù di questa volontà siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre”. Nemmeno i rituali, seppur eseguiti alla lettera, Gli potevano essere graditi, nel senso che Dio in essi non poteva trovare la piena soddisfazione.
-       v. 11 “… offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati”. Neppure la gran quantità di sacrifici previsti nell’Antico Patto poteva “togliere i peccati”.
-       v. 14 “Infatti con un’unica offerta Egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati”. Ecco la soluzione unica e definitiva; il sacrificio di Cristo alla croce.
-       vv. 17-18 “Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora dove c’è  perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato”. In questo la pace del credente può essere completa fin da quaggiù, nella certezza che nessuno potrà “scoprire” ciò che è stato non solo “coperto” ma anche abolito, cancellato.
Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica” (Romani 8:33).



[1] Il concetto di abolizione del peccato riveste una portata molto ampia e avrà il suo pieno compimento nel futuro quando Dio sarà tutto in tutti e sarà avvenuta la riconciliazione di tutte le cose. Oggi i credenti, in una certa misura, godono già i benefici di questo fatto.