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domenica 8 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 1)

INCARNAZIONE

Abbiamo già affermato che l’uomo a causa del peccato era sprofondato in un abisso di allontanamento da Dio, sottoposto alla morte, non solo quella fisica, ma anche quella spirituale che lo condanna alla separazione eterna da Dio. Non aveva le risorse, né la capacità per riavvicinarsi al Creatore, non era in condizione di muovere un solo passo verso Dio.
Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati ...” (Efesini 2:4), si è avvicinato a noi  in un preciso momento della storia.
In che modo? Attraverso l’incarnazione.
Che cosa significa questa parola?

G  Definizione del termine: Da un punto di vista etimologico deriva dal latino ed è composta da: IN e CARO (carne) vale a dire: “rivestire la carne”. Può essere definita come l’assunzione di un corpo fisico da parte di un essere soprannaturale. Nella Parola di Dio essa si è realizzata in Cristo. Sebbene la parola incarnazione non si trovi nella Scrittura, la Bibbia afferma che Dio “è stato manifestato in carne” (1 Timoteo 3:16). Secondo il vangelo di Giovanni “la Parola è diventata carne” (Giovanni 1:14): essa divenne ciò che non era e che non era mai stata. Ci è detto ciò che era: Dio, e ciò che divenne: carne. E’ la rappresentazione del fatto misterioso della Sua incarnazione: “carne” significa, qui, l’umanità che ha preso il Figlio di Dio, l’umanità completa eccetto il peccato. 

G  Motivazioni dell’incarnazione
Possiamo dire che con la Sua venuta sulla terra il Signore Gesù ha dato all’uomo una piena rivelazione di Dio: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che lo ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). E’ il mezzo più elevato attraverso il quale Dio ha parlato agli uomini “Dio dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:1-2). In questo modo ha rivelato all’uomo in modo inequivocabile la propria condizione “Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato” (Giovanni 15:22).
Ma qual è il motivo principale dell’incarnazione?
Lo scopo principale dell’incarnazione del Signore Gesù era compiere, per la gloria di Dio, i disegni eterni di grazia verso l’uomo peccatore.
L’uomo aveva peccato sotto l’istigazione di Satana e si era, così, separato da Dio. Da allora la sua intelligenza si è oscurata, il suo cuore pervertito è diventato nemico di Dio, è diventato schiavo del peccato,  delle sue passioni e delle sue concupiscenze.
Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10).

G  Il fatto storico.  Emmanuele: Dio con noi
“La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma mentre aveva queste cose nell'animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».
Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele”, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”. Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie; e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù” (Matteo 1:18-25).

Da questo scritto, non a caso posto all’inizio del Nuovo Testamento, apprendiamo come Dio si è fatto uomo nella persona del Signore Gesù. Esaminiamo qualche dettaglio di questo fatto meraviglioso.
Quando è avvenuto?
L’incarnazione ha avuto luogo in un momento preciso del tempo. Storicamente questo fatto è avvenuto all’epoca dell’Imperatore romano Cesare Augusto, quando Roma dominava buona parte del mondo allora conosciuto. Anche Israele era sotto il giogo romano e il re Erode regnava a Gerusalemme. La cosa fondamentale che vogliamo evidenziare è che è stato Dio a stabilire il momento della nascita di Cristo. Nell’Epistola ai Galati cap. 4 v. 4 è scritto  “… quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna ...” . Questo ci fa comprendere che se come Dio non ha avuto principio perché eterno, come uomo la Sua incarnazione ha avuto luogo in un determinato momento nel tempo.


G  Com’è avvenuto?
Gesù Cristo fu concepito dallo Spirito Santo e nacque dalla vergine Maria. Questo era indispensabile perché, pur essendo senza dubbio uomo, bisognava che fosse al di fuori della condizione di peccato nella quale si trova l’umanità e che caratterizza tutti i figli di Adamo. L’evangelo di Luca, nel passo che riguarda l’annunciazione, ci riporta che l’angelo Gabriele fu mandato a una vergine e rivolgendosi a lei disse: “Ecco tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’altissimo, e il Signore e Dio gli darà il trono di Davide suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”. Maria rimase stupefatta di fronte a queste dichiarazioni e disse all’angelo: “Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo? L’angelo le rispose: lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra Sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo Figlio di Dio” (Luca 1:31/33). Questo versetto è reso in altre traduzioni con “il Santo che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio” o “la santa cosa che è in te …”. La scrittura evidenzia che questo fatto meraviglioso era totalmente opera di Dio e che l’uomo non aveva parte in questo. Non poteva essere altrimenti, perché Colui che stava per nascere non doveva essere solo un re potente discendente di Davide, né solo il liberatore di Israele, ma anche il Salvatore dell’uomo per liberarlo dai peccati. Era pertanto necessario che fosse al di fuori della condizione di peccato nella quale si trovava l’umanità stessa e che non fosse solo un’ “uomo”, ma da un lato rivestisse il corpo di un vero uomo e dall’altro conservasse tutte le caratteristiche della Sua divinità essendo “Cristo, … l’immagine di Dio” (2 Corinzi 4:4). La Scrittura, anche nei particolari, evidenzia questo fatto. Nella genealogia del Signore Gesù che troviamo nell’Evangelo di Matteo è detto: “Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria dalla quale nacque Gesù che è chiamato Cristo” (Matteo 1:16).
 Anche in Luca 3:23 è detto: “… ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe”.

G  Quale doveva essere il suo nome?
In entrambi i fatti che narrano l’annunciazione a Giuseppe e a Maria, l’angelo dice: “Tu gli porrai nome Gesù” (Matteo 1:21; Luca 1:31). Notiamo in questo che il nome è stato dato da Dio, non scelto dagli uomini. Dal nome “Gesù” che il bambino doveva avere, che significa “Dio Salva”, apprendiamo che Egli era Dio stesso, nonostante la sua umile apparenza, e che era disceso per visitare il Suo popolo (Luca 1:78) e salvarlo dai peccati. Matteo, citando Isaia 7:14, aggiunge che era l’adempimento di quanto preannunciato dai profeti nell’Antico Testamento e citando il nome “Emmanuele”, la cui traduzione è “Dio con noi”, ci fornisce la spiegazione più semplice di cosa significhi incarnazione. Tutto ciò ci comunica la nascita di un uomo non solo innocente e santo, ma “Dio in mezzo agli uomini”; concetto misterioso, insondabile ed umanamente incomprensibile. Quell’umanità lontana da Dio viene avvicinata da Dio che non solo si compiace di avvicinarsi, ma diventa uomo nella persona di Gesù: “Dio ha mandato il proprio figlio in carne simile a carne di peccato” (Romani 8:3).

L’UMANITÀ DI CRISTO ERA:
Prevista prima della fondazione del mondo:
Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi” (1 Pietro 1:18/20).

Prevista dalle profezie dell’Antico Testamento:
·         Isaia 7:14 “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele …” .
·    Isaia 9:5 “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”.
·       Michea 5:1 “Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà il dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”.

 La Sua preesistenza ed eternità come Figlio di Dio e la Sua manifestazione come uomo.
Come uomo, Gesù è nato, ma come Figlio di Dio è sempre stato.


ESAME DELL’EVANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 1

Nel principio era la Parola  (1/4)
Egli non ha iniziato ad esistere nel principio, ma egli era, cioè esisteva nel principio. La Parola ha un’esistenza eterna.

La Parola era con Dio (1/4)

La preposizione “con” indica che deve essere distinta ed ha una sua propria personalità. La Parola ha una personalità distinta.

La Parola era Dio (1/4)

Sebbene distinta nella Sua persona è nondimeno Dio. La Parola è la deità nella Sua essenza.

Essa era nel principio con Dio (1/4)

Non è perciò una manifestazione della deità nel tempo. La Parola ha una personalità e un’identità eterna.

Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; E senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta (1/4)

Ha avuto un ruolo attivo nella creazione e nulla ha avuto origine se non attraverso di Lui. La Parola è l’origine della creazione.

In lei era la vita (1/4)

La Parola ha vita in se stessa

La Parola è diventata carne (14)

La Parola ha partecipato alla condizione umana. In un momento stabilito Dio è entrato nella storia del mondo nella persona del Figlio.

Nessuno ha mai visto Dio; L’Unigenito Figlio che è nel seno del Padre è quello che l’ha fatto conoscere (18).

La Parola, che è il Figlio di Dio, è venuta per dare una piena rivelazione di Dio.


Dalle cose che abbiamo visto fino ad ora sappiamo che Gesù Cristo è stato allo stesso tempo, ed in maniera assoluta, vero Dio e vero uomo. Nella Sua incarnazione, però, il Figlio di Dio ha conservato tutti i caratteri di Dio. Perché questo? Perché sia la Sua perfetta deità, sia la Sua perfetta umanità erano assolutamente necessarie e fondamentali per la realizzazione dell’opera da Lui compiuta sulla croce. Se Egli non fosse stato vero uomo, non avrebbe potuto morire; se non fosse stato vero Dio, non avrebbe potuto compiere un’opera di redenzione e salvezza perfettamente efficace per le esigenze divine e i bisogni dell’uomo, non avrebbe potuto portare vita e risurrezione laddove vi erano corruzione e morte. Occorreva qualcuno che fosse senza peccato, che avesse vita in se stesso e che potesse trasmettere la vita.
Al fine di poter essere il Mediatore tra Dio e l’uomo, doveva essere Dio e uomo allo stesso tempo (1 Timoteo 2:5).

La Sua partecipazione alla condizione umana è stata reale e totale a parte il peccato
Abbiamo affermato che l’essere umano è formato da corpo, anima e spirito. Parlando di Sé Cristo utilizza queste espressioni:
F   Versando quest’olio sul mio corpo lo ha fatto in vista della mia sepoltura” (Matteo 26:12).
F   L’anima mia è oppressa da tristezza mortale” (Marco 14:34).
F   Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46).

La Sua purezza e assenza di peccato attestata dalla Scrittura
&  Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo Figlio di Dio” (Luca 1:35).
Questo carattere è stato attestato prima della Sua nascita.
&  Ma voi sapete che Egli è stato manifestato per togliere i peccati e in Lui non c’è peccato”  
(1 Giovanni 3:5).
Come avrebbe potuto togliere i peccati se in Lui vi fosse stato peccato?
&  Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno” (1 Pietro 2:22).
Quest’espressione si riferisce alla Sua completa innocenza in ogni atto della Sua vita.
&  Colui che non ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui  (2 Corinzi 5:21).
Non ha avuto nessuna relazione con il peccato nella Sua vita, ma nella Sua morte su di Lui è stato giudicato il peccato.

Un grande contrasto davanti al quale ci dobbiamo fermare:
Ci sono due termini riferiti al Signore Gesù che troviamo nella Parola di Dio e che appaiono in grande contrasto. Uno è KENOSIS (svuotamento) e si trova nella lettera ai Filippesi 2, l’altro è PLEROMA (pienezza) e lo troviamo nella lettera ai Colossesi ai capitoli 1 e 2.
Kenosis - Questo termine può essere tradotto con: spogliare/svuotare.

Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;  trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:5-8).

FILIPPESI 2 – kenosis (svuotamento)
Analisi del testo
v  Essendo in forma di Dio”: prima che Cristo venisse sulla terra esisteva in forma di Dio. La Parola di Dio utilizza un tempo verbale per cui risulta evidente che Cristo non è venuto all’esistenza, ma è sempre esistito, “in forma di Dio”. È un’esistenza che non ha principio. La parola “forma” utilizzata nella nostra lingua, potrebbe portare fuori strada, perché può suggerire l’idea di un’apparenza esteriore. Invece la parola greca tradotta con forma (morphe) si riferisce alla natura, all’essenza di qualcosa o qualcuno. In questo contesto, Paolo sta dicendo che la natura e i caratteri del Signore Gesù corrispondono a quelli di Dio.
v  Non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente”: Il Signore Gesù non ha considerato la Sua uguaglianza a Dio come qualcosa da utilizzare per il proprio vantaggio. Questo “essere uguale a Dio”, ci parla delle Sue glorie, delle Sue prerogative. Ciò di cui ci stiamo occupando, l’incarnazione, non avrebbe potuto avere luogo, se il Signore Gesù si fosse “aggrappato gelosamente” a questa posizione (cioè l’essere uguale a Dio) che era la Sua condizione dall’eternità.
v  Spogliò se stesso (kenosis)”: che cosa vuol dire quest’espressione? Evidenziamo subito cosa non vuol dire. Il Signore non si è spogliato di nessuno dei Suoi attributi divini! Non ha mai cessato di essere Dio. L’atto della KENOSIS può essere compreso come il fatto che Cristo non ha abbandonato nessuno degli attributi della divinità, ma è diventato uomo, con tutte le limitazioni che ciò comporta, in armonia con lo scopo della Sua missione. Che altro termine potremmo usare vedendo il Creatore che si fa uomo? L’infinito che entra nel finito? L’eterno che entra nel tempo? La lettera agli Efesini ci ricorda che “era disceso nelle parti più basse della terra (4:9).
v  Prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini”: la Parola avrebbe potuto dire semplicemente che il Signore Gesù è divenuto simile agli uomini. Non sarebbe stato abbastanza per descriverci il Suo abbassamento? Ebbene, invece ci parla di servo. La parola utilizzata “doulos” si può tradurre con schiavo. Ovvero la classe più bassa nella scala sociale umana, fatta di persone che non hanno diritti. Tutto questo non parlerebbe ai nostri cuori?
v  Umiliò se stesso”: quest’espressione, che ci parla ancora di abbassamento, evidenzia anche la Sua volontarietà nel prendere questa posizione, in perfetta ubbidienza al Padre.
v  Facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”: questo è stato il Suo cammino, il Suo percorso, la Sua missione. Una vita di ubbidienza fino al sacrificio di se stesso. Anche in questo caso la Parola evidenzia il tipo di morte che Gli è stata riservata, come un’ulteriore prova del Suo abbassamento.

COLOSSESI 1 e 2 -  pleroma (pienezza)
Analisi del testo
v  Egli è l’immagine del Dio invisibile” (1:15) à L’esatta rappresentazione e rivelazione di Dio. Nella Sua essenza Dio è invisibile, ma il Signore Gesù ha rivelato Dio agli uomini, “nessuno ha mai visto Dio; l’Unigenito Figlio che è nel seno del Padre è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). Il creato rivela l’esistenza, la potenza e la sapienza di Dio; la natura però non ci rivela l’essenza stessa di Dio. E’ solo attraverso Gesù Cristo che il Dio invisibile è rivelato perfettamente. Siccome nessuna creatura può rivelare pienamente Dio, il Signore Gesù è Dio!
v  Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza” (1:19).
v  Perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della deità” (2:9).
Il termine utilizzato in questi due versetti, tradotto con pienezza, è: pleroma,  ed identifica la somma totale, o completa, delle caratteristiche e degli attributi di Dio.
Il termine “abitare” utilizzato ha il significato di abitare in modo permanente e non si riferisce a qualcosa di aggiunto, qualcosa che non gli appartenesse precedentemente, ma a qualcosa che è parte essenziale del Suo essere. Gesù Cristo non era un’emanazione di Dio, come ritenevano gli gnostici (filosofi del tempo), ma Dio nella Sua pienezza. Il fatto che è piaciuto al Padre di fare abitare in Cristo tutta la pienezza è un’ulteriore prova della Sua uguaglianza a Dio.
Il Signore Gesù è diventato quello che non era senza cessare di essere quello che era.

E’ difficile per noi, nella limitatezza delle nostre menti, comprendere che il Signore Gesù fosse allo stesso tempo vero Dio e vero uomo, che in una stessa persona vi fosse la contemporanea coesistenza della natura divina e della natura umana. I teologi hanno formulato nel tempo teorie complesse, quali l’unione ipostatica delle due nature. Non ci addentriamo nelle spiegazioni di tali argomentazioni ma vogliamo evidenziare alcuni dei molti episodi contenuti negli evangeli che ci confermano, in maniera inequivocabile, questo mistero. Dai fatti che ci vengono narrati dagli Evangeli possiamo dire che Cristo operava in ciò che è umano e in ciò che è divino, senza che si possa tracciare un confine preciso tra i due aspetti. Il Suo essere divino non è mai stato limitato dalla Sua umanità e, allo stesso tempo, non ha mai provveduto alle Sue necessità umane con l’intervento delle risorse divine.




Si fermò stanco del cammino presso il pozzo di Samaria (Giovanni 4:4-6)
MA
Poteva invitare a Sé tutti quelli che erano stanchi e affaticati per dare loro riposo (Matteo 11:28)

Egli ebbe fame (Matteo 4:2)
MA
Era il pane della vita capace di sfamare l’umanità (Giovanni 6:35)

Fu assetato (Giovanni 19:28)

MA
Era l’acqua della vita (Giovanni 7:37)
Vediamo Gesù crescere e fortificarsi come per un comune bambino (Luca 2:40)

MA
Era la Parola nel principio (Giovanni 1:1)
Si meravigliava della fede (Matteo 8:10) e dell’incredulità (Marco 6:6)

MA
Conosceva quello che era nel cuore dell’uomo (Giovanni 2:24)
Dormiva a poppa sul guanciale (Marco 4:38)

MA
Calmava la tempesta (Marco 4:39)
Ha detto il Padre è più grande di me (Giovanni 14:28)

MA
Ha affermato “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30)
Come uomo dipendente conduceva una intensa vita di preghiera (Marco 1:35; Luca 3:21)

MA
Esaudiva le preghiere degli uomini (Luca 9:38)
Pianse presso la tomba dell’amico Lazzaro (Giovanni 11:35)

MA
Aveva la potenza di risuscitare i morti (Giovanni 11:43-44)
Dovette gridare “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” (Marco 15:34)
MA
Sta scritto che, proprio in quel momento “Dio in Cristo riconciliava con sé il mondo” (2 Corinzi 5:19)


Conclusione.
Da questo ultimo versetto “Dio, in Cristo, riconciliava con sé il mondo” possiamo bene comprendere lo scopo per il quale Dio si è fatto uomo, ma abbiamo compreso cosa lo ha spinto a farlo?  Di certo non possiamo dire che l’uomo avesse dei meriti speciali, né che avesse qualche caratteristica che lo rendesse gradito a Dio. Quello che è avvenuto con l’incarnazione, lo ripetiamo, è un mistero insondabile per l’uomo: “Grande è il mistero della pietà” (1 Timoteo 3:16). È un atto d’amore incomprensibile che apprendiamo dalla Sua Parola: “Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché per mezzo di lui vivessimo” (1 Giovanni 4:8). Alla nascita del Signore Gesù Dio ha mandato un angelo per dire a dei pastori: “Io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Luca 2:10-11). Cari ragazzi avete mai riflettuto profondamente sul fatto che quel bambino coricato in una mangiatoia era Colui di cui è detto: “tutte le cose sono state create in lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui” (Colossesi 1:15-16)? Ebbene il creatore dell’Universo nasce in povertà, non in un palazzo reale ma in una mangiatoia, perché “non c’era posto per loro nell’albergo”. Il segno per i pastori era un bambino avvolto in fasce. Lì vi era un bambino che aveva bisogno di essere curato, accudito, ma allo stesso tempo lì vi era il Dio Potente. Mistero di grazia! Mistero insondabile d’amore: i cieli altissimi avevano visitato la terra! Questo bambino crescerà “in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Luca 2:52) e sarà successivamente (benché preordinato) l’Agnello di Dio, realizzando appieno la volontà del Padre: “Cristo, entrando nel mondo, disse … Tu … mi hai preparato un corpo” (Ebrei 10:5). In quel corpo il Signore è venuto per essere ubbidiente
Ebrei 10:9 aggiunge poi: “ecco io vengo per fare la Tua volontà”. E in perfetta ubbidienza a questa volontà è andato fino alla morte, alla morte della croce.

Tutto ciò non può che riempire il nostro cuore di quella riconoscenza che trova espressione nell’adorazione e nella lode.

Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile” (2 Corinzi 9:15).



Il cielo visitò la terra:
Emmanuel venne quaggiù,
Dio fatto uomo il Salvatore,
con il gran nome di Gesù

… Amor sublime ed infinito!
Il Figlio eterno, il Creator,
scese umilmente in mezzo a noi

nelle vesti di un servitor.