INCARNAZIONE
Abbiamo già affermato che l’uomo a
causa del peccato era sprofondato in un abisso di allontanamento da Dio,
sottoposto alla morte, non solo quella fisica, ma anche quella spirituale che
lo condanna alla separazione eterna da Dio. Non aveva le risorse, né la
capacità per riavvicinarsi al Creatore, non era in condizione di muovere un
solo passo verso Dio.
“Ma
Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati,
anche quando eravamo morti nei peccati ...” (Efesini 2:4), si è avvicinato
a noi in un preciso momento della
storia.
In che modo? Attraverso
l’incarnazione.
Che cosa significa questa parola?
G Definizione del termine: Da un
punto di vista etimologico deriva dal latino ed è composta da: IN e CARO
(carne) vale a dire: “rivestire la carne”. Può essere
definita come l’assunzione di un corpo fisico da parte di un essere
soprannaturale. Nella Parola di Dio essa si è realizzata in Cristo. Sebbene la
parola incarnazione non si trovi nella Scrittura, la Bibbia afferma che Dio “è stato manifestato in carne” (1 Timoteo
3:16). Secondo il vangelo di Giovanni “la Parola è diventata carne” (Giovanni 1:14):
essa divenne ciò che non era e che non era mai stata. Ci è detto ciò che era:
Dio, e ciò che divenne: carne. E’ la rappresentazione del fatto misterioso
della Sua incarnazione: “carne” significa, qui, l’umanità che ha preso il
Figlio di Dio, l’umanità completa eccetto il peccato.
G Motivazioni dell’incarnazione
Possiamo dire che con la Sua venuta sulla terra il
Signore Gesù ha dato all’uomo una piena rivelazione di Dio: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito
Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che lo ha fatto conoscere” (Giovanni
1:18). E’ il mezzo più elevato attraverso il quale Dio ha parlato agli uomini “Dio dopo aver parlato anticamente molte
volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi
giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:1-2). In questo modo
ha rivelato all’uomo in modo inequivocabile la propria condizione “Se non fossi venuto e non avessi parlato
loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato”
(Giovanni 15:22).
Ma qual è il motivo principale
dell’incarnazione?
Lo scopo principale
dell’incarnazione del Signore Gesù era compiere, per la gloria di Dio, i
disegni eterni di grazia verso l’uomo peccatore.
L’uomo aveva peccato sotto
l’istigazione di Satana e si era, così, separato da Dio. Da allora la sua
intelligenza si è oscurata, il suo cuore pervertito è diventato nemico di Dio,
è diventato schiavo del peccato, delle
sue passioni e delle sue concupiscenze.
“Il
Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca
19:10).
G Il fatto storico. Emmanuele: Dio con noi
“La
nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata
promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò
incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo
giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma
mentre aveva queste cose nell'animo, un angelo del Signore gli apparve in
sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te
Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo.
Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà
il suo popolo dai loro peccati».
Tutto
ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta: “La vergine sarà
incinta e partorirà un figlio, al
quale sarà posto nome Emmanuele”, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”.
Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva
comandato e prese con sé sua moglie; e non ebbe con lei rapporti coniugali
finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù” (Matteo
1:18-25).
Da questo scritto, non a caso posto
all’inizio del Nuovo Testamento, apprendiamo come Dio si è fatto uomo nella
persona del Signore Gesù. Esaminiamo qualche dettaglio di questo fatto
meraviglioso.
Quando è avvenuto?
L’incarnazione ha avuto luogo in un
momento preciso del tempo. Storicamente questo fatto è avvenuto all’epoca
dell’Imperatore romano Cesare Augusto, quando Roma dominava buona parte del
mondo allora conosciuto. Anche Israele era sotto il giogo romano e il re Erode
regnava a Gerusalemme. La cosa fondamentale che vogliamo evidenziare è che è
stato Dio a stabilire il momento della nascita di Cristo. Nell’Epistola ai
Galati cap. 4 v. 4 è scritto “… quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna ...”
. Questo ci fa comprendere che se come Dio non ha avuto principio perché
eterno, come uomo la Sua
incarnazione ha avuto luogo in un determinato momento nel tempo.
G Com’è avvenuto?
Gesù Cristo fu concepito dallo
Spirito Santo e nacque dalla vergine Maria. Questo era indispensabile perché,
pur essendo senza dubbio uomo, bisognava che fosse al di fuori della condizione
di peccato nella quale si trova l’umanità e che caratterizza tutti i figli di
Adamo. L’evangelo di Luca, nel passo che riguarda l’annunciazione, ci riporta
che l’angelo Gabriele fu mandato a una vergine
e rivolgendosi a lei disse: “Ecco tu
concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e
sarà chiamato Figlio dell’altissimo, e il Signore e Dio gli darà il trono di
Davide suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno
non avrà mai fine”. Maria rimase stupefatta di fronte a queste
dichiarazioni e disse all’angelo: “Come
avverrà questo, dal momento che non conosco uomo? L’angelo le rispose: lo
Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra
Sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo Figlio di Dio” (Luca
1:31/33). Questo versetto è reso in altre traduzioni con “il Santo che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio” o “la santa cosa che
è in te …”. La scrittura evidenzia che questo fatto meraviglioso era
totalmente opera di Dio e che l’uomo non aveva parte in questo. Non poteva
essere altrimenti, perché Colui che stava per nascere non doveva essere solo un
re potente discendente di Davide, né solo il liberatore di Israele, ma anche il
Salvatore dell’uomo per liberarlo dai peccati. Era pertanto necessario che
fosse al di fuori della condizione di peccato nella quale si trovava l’umanità stessa
e che non fosse solo un’ “uomo”, ma da un lato rivestisse il corpo di un vero
uomo e dall’altro conservasse tutte le caratteristiche della Sua divinità
essendo “Cristo, … l’immagine di Dio”
(2 Corinzi 4:4). La Scrittura ,
anche nei particolari, evidenzia questo fatto. Nella genealogia del Signore
Gesù che troviamo nell’Evangelo di Matteo è detto: “Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria dalla quale nacque Gesù
che è chiamato Cristo” (Matteo 1:16).
Anche in Luca 3:23 è detto: “… ed era figlio, come si credeva, di
Giuseppe”.
G Quale doveva essere il suo nome?
In entrambi i fatti che narrano
l’annunciazione a Giuseppe e a Maria, l’angelo dice: “Tu gli porrai nome Gesù” (Matteo 1:21; Luca 1:31). Notiamo in
questo che il nome è stato dato da Dio, non scelto dagli uomini. Dal nome “Gesù” che il bambino doveva
avere, che significa “Dio Salva”, apprendiamo che Egli era Dio stesso,
nonostante la sua umile apparenza, e che era disceso per visitare il Suo popolo
(Luca 1:78) e salvarlo dai peccati. Matteo, citando Isaia 7:14, aggiunge che
era l’adempimento di quanto preannunciato dai profeti nell’Antico Testamento e
citando il nome “Emmanuele”,
la cui traduzione è “Dio con noi”, ci fornisce la spiegazione più
semplice di cosa significhi incarnazione. Tutto ciò ci comunica la nascita di
un uomo non solo innocente e santo, ma “Dio in mezzo agli uomini”;
concetto misterioso, insondabile ed umanamente incomprensibile. Quell’umanità lontana da Dio viene avvicinata
da Dio che non solo si compiace di avvicinarsi, ma diventa uomo nella persona
di Gesù: “Dio ha mandato il proprio
figlio in carne simile a carne di peccato” (Romani 8:3).
L’UMANITÀ
DI CRISTO ERA:
Prevista
prima della fondazione del mondo:
“Sapendo
che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati
dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue
di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato
prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi
per voi” (1 Pietro 1:18/20).
Prevista
dalle profezie dell’Antico Testamento:
·
Isaia 7:14 “Ecco
la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele …” .
· Isaia 9:5 “Poiché
un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato sarà chiamato Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”.
· Michea 5:1 “Ma
da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te
mi uscirà colui che sarà il dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai
tempi antichi, ai giorni eterni”.
Come uomo, Gesù è nato, ma come
Figlio di Dio è sempre stato.
ESAME DELL’EVANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 1
|
Dalle cose che abbiamo visto fino ad
ora sappiamo che Gesù Cristo è stato allo stesso tempo, ed in maniera assoluta,
vero Dio e vero uomo. Nella Sua incarnazione, però, il Figlio di Dio ha
conservato tutti i caratteri di Dio. Perché questo? Perché sia la Sua perfetta deità, sia la Sua perfetta umanità erano
assolutamente necessarie e fondamentali per la realizzazione
dell’opera da Lui compiuta sulla croce. Se Egli non fosse stato vero uomo, non
avrebbe potuto morire; se non fosse stato vero Dio, non avrebbe potuto compiere
un’opera di redenzione e salvezza perfettamente efficace per le esigenze divine
e i bisogni dell’uomo, non avrebbe potuto portare vita e risurrezione laddove
vi erano corruzione e morte. Occorreva qualcuno che fosse senza peccato, che
avesse vita in se stesso e che potesse trasmettere la vita.
Al fine di poter essere il Mediatore
tra Dio e l’uomo, doveva essere Dio e uomo allo stesso tempo (1 Timoteo 2:5).
Abbiamo affermato che l’essere umano
è formato da corpo, anima e spirito. Parlando di Sé Cristo utilizza queste
espressioni:
F
“Versando
quest’olio sul mio corpo lo ha fatto
in vista della mia sepoltura” (Matteo 26:12).
F
“L’anima mia è oppressa da tristezza mortale” (Marco 14:34).
F
“Gesù,
gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46).
La Sua purezza e assenza di peccato attestata dalla
Scrittura
& “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò anche colui che nascerà sarà
chiamato Santo Figlio di Dio” (Luca 1:35).
Questo carattere è stato attestato
prima della Sua nascita.
& “Ma voi sapete che Egli è stato manifestato
per togliere i peccati e in Lui non c’è peccato”
(1 Giovanni 3:5).
Come avrebbe potuto togliere i
peccati se in Lui vi fosse stato peccato?
& “Egli non commise peccato e nella sua
bocca non si è trovato inganno” (1 Pietro 2:22).
Quest’espressione si riferisce alla
Sua completa innocenza in ogni atto della Sua vita.
& “Colui che non ha conosciuto peccato,
Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia
di Dio in Lui ” (2 Corinzi 5:21).
Non ha avuto nessuna relazione con
il peccato nella Sua vita, ma nella Sua morte su di Lui è stato giudicato il
peccato.
Un grande contrasto davanti al quale ci dobbiamo
fermare:
Ci sono due termini riferiti al
Signore Gesù che troviamo nella Parola di Dio e che appaiono in grande
contrasto. Uno è KENOSIS
(svuotamento) e si trova nella lettera ai Filippesi 2, l’altro è PLEROMA
(pienezza) e lo troviamo nella lettera ai Colossesi ai capitoli 1 e 2.
Kenosis - Questo termine può essere
tradotto con: spogliare/svuotare.
“Abbiate
in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur
essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui
aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo,
divenendo simile agli uomini; trovato
esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla
morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:5-8).
FILIPPESI
2 – kenosis (svuotamento)
Analisi del testo
v “Essendo
in forma di Dio”: prima che Cristo venisse sulla terra esisteva in
forma di Dio. La Parola
di Dio utilizza un tempo verbale per cui risulta evidente che Cristo non è
venuto all’esistenza, ma è sempre esistito, “in forma di Dio”. È un’esistenza
che non ha principio. La parola “forma” utilizzata nella nostra lingua,
potrebbe portare fuori strada, perché può suggerire l’idea di un’apparenza
esteriore. Invece la parola greca tradotta con forma (morphe) si riferisce alla
natura, all’essenza di qualcosa o qualcuno. In questo contesto, Paolo sta
dicendo che la natura e i caratteri del Signore Gesù corrispondono a quelli di
Dio.
v “Non
considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente”:
Il Signore Gesù non ha considerato la
Sua uguaglianza a Dio come qualcosa da utilizzare per il
proprio vantaggio. Questo “essere uguale a Dio”, ci parla delle Sue glorie,
delle Sue prerogative. Ciò di cui ci stiamo occupando, l’incarnazione, non
avrebbe potuto avere luogo, se il Signore Gesù si fosse “aggrappato
gelosamente” a questa posizione (cioè l’essere uguale a Dio) che era la Sua condizione dall’eternità.
v “Spogliò
se stesso (kenosis)”: che
cosa vuol dire quest’espressione? Evidenziamo subito cosa non vuol dire. Il
Signore non si è spogliato di nessuno dei Suoi attributi divini! Non ha mai
cessato di essere Dio. L’atto della KENOSIS può essere compreso come il fatto
che Cristo non ha abbandonato nessuno degli attributi della divinità, ma è
diventato uomo, con tutte le limitazioni che ciò comporta, in armonia con lo
scopo della Sua missione. Che altro termine potremmo usare vedendo il Creatore
che si fa uomo? L’infinito che entra nel finito? L’eterno che entra nel tempo?
La lettera agli Efesini ci ricorda che “era disceso nelle parti più basse della
terra (4:9).
v “Prendendo
forma di servo, divenendo simile agli uomini”: la Parola avrebbe potuto dire
semplicemente che il Signore Gesù è divenuto simile agli uomini. Non sarebbe
stato abbastanza per descriverci il Suo abbassamento? Ebbene, invece ci parla
di servo. La parola utilizzata “doulos” si può tradurre con schiavo. Ovvero la
classe più bassa nella scala sociale umana, fatta di persone che non hanno
diritti. Tutto questo non parlerebbe ai nostri cuori?
v “Umiliò
se stesso”: quest’espressione, che ci parla ancora di abbassamento,
evidenzia anche la Sua
volontarietà nel prendere questa posizione, in perfetta ubbidienza al Padre.
v “Facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”: questo è stato il Suo
cammino, il Suo percorso, la Sua
missione. Una vita di ubbidienza fino al sacrificio di se stesso. Anche in
questo caso la Parola
evidenzia il tipo di morte che Gli è stata riservata, come un’ulteriore prova
del Suo abbassamento.
COLOSSESI
1 e 2 - pleroma (pienezza)
Analisi del testo
v “Egli è l’immagine del Dio invisibile”
(1:15) à L’esatta
rappresentazione e rivelazione di Dio. Nella Sua essenza Dio è invisibile, ma
il Signore Gesù ha rivelato Dio agli uomini, “nessuno ha mai visto Dio; l’Unigenito Figlio che è nel seno del Padre
è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). Il creato rivela
l’esistenza, la potenza e la sapienza di Dio; la natura però non ci rivela
l’essenza stessa di Dio. E’ solo attraverso Gesù Cristo che il Dio invisibile è
rivelato perfettamente. Siccome nessuna creatura può rivelare pienamente Dio,
il Signore Gesù è Dio!
v “Poiché al Padre piacque di far abitare in
lui tutta la pienezza” (1:19).
v “Perché in lui abita corporalmente tutta la
pienezza della deità” (2:9).
Il termine utilizzato in questi
due versetti, tradotto con pienezza, è: pleroma, ed identifica la somma totale, o completa,
delle caratteristiche e degli attributi di Dio.
Il termine “abitare” utilizzato
ha il significato di abitare in modo permanente e non si riferisce a qualcosa
di aggiunto, qualcosa che non gli appartenesse precedentemente, ma a qualcosa
che è parte essenziale del Suo essere. Gesù Cristo non era un’emanazione di
Dio, come ritenevano gli gnostici (filosofi del tempo), ma Dio nella Sua
pienezza. Il fatto che è piaciuto al Padre di fare abitare in Cristo tutta la
pienezza è un’ulteriore prova della Sua uguaglianza a Dio.
Il Signore Gesù è diventato quello che non
era senza cessare di essere quello che era.
E’ difficile per noi, nella
limitatezza delle nostre menti, comprendere che il Signore Gesù fosse allo
stesso tempo vero Dio e vero uomo, che in una stessa persona vi fosse la
contemporanea coesistenza della natura divina e della natura umana. I teologi
hanno formulato nel tempo teorie complesse, quali l’unione ipostatica delle due
nature. Non ci addentriamo nelle spiegazioni di tali argomentazioni ma vogliamo
evidenziare alcuni dei molti episodi contenuti negli evangeli che ci confermano,
in maniera inequivocabile, questo mistero. Dai fatti che ci vengono narrati
dagli Evangeli possiamo dire che Cristo operava in ciò che è umano e in ciò che
è divino, senza che si possa tracciare un confine preciso tra i due aspetti. Il
Suo essere divino non è mai stato limitato dalla Sua umanità e, allo stesso tempo,
non ha mai provveduto alle Sue necessità umane con l’intervento delle risorse
divine.
Si fermò stanco del
cammino presso il pozzo di Samaria (Giovanni 4:4-6)
|
MA
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Poteva invitare a Sé tutti quelli che erano stanchi e
affaticati per dare loro riposo (Matteo 11:28)
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Egli ebbe fame
(Matteo 4:2)
|
MA
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Era il pane della vita capace di sfamare l’umanità
(Giovanni 6:35)
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Fu assetato
(Giovanni 19:28)
|
MA
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Era l’acqua della vita (Giovanni 7:37)
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Vediamo Gesù
crescere e fortificarsi come per un comune bambino (Luca 2:40)
|
MA
|
Era la Parola nel principio (Giovanni 1:1)
|
Si meravigliava
della fede (Matteo 8:10) e
dell’incredulità (Marco 6:6)
|
MA
|
Conosceva quello che era nel cuore dell’uomo (Giovanni
2:24)
|
Dormiva a poppa sul
guanciale (Marco 4:38)
|
MA
|
Calmava la tempesta (Marco 4:39)
|
Ha detto il Padre è
più grande di me (Giovanni 14:28)
|
MA
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Ha affermato “Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30)
|
Come uomo dipendente
conduceva una intensa vita di preghiera (Marco 1:35; Luca 3:21)
|
MA
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Esaudiva le preghiere degli uomini (Luca 9:38)
|
Pianse presso la
tomba dell’amico Lazzaro (Giovanni 11:35)
|
MA
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Aveva la potenza di risuscitare i morti (Giovanni
11:43-44)
|
Dovette gridare “Dio
mio Dio mio perché mi hai abbandonato” (Marco 15:34)
|
MA
|
Sta scritto che, proprio in quel momento “Dio in Cristo
riconciliava con sé il mondo” (2 Corinzi 5:19)
|
Conclusione.
Da questo ultimo versetto “Dio, in Cristo, riconciliava con sé il mondo”
possiamo bene comprendere lo scopo per il quale Dio si è fatto uomo, ma abbiamo
compreso cosa lo ha spinto a farlo? Di
certo non possiamo dire che l’uomo avesse dei meriti speciali, né che avesse
qualche caratteristica che lo rendesse gradito a Dio. Quello che è avvenuto con
l’incarnazione, lo ripetiamo, è un mistero insondabile per l’uomo: “Grande è il mistero della pietà” (1
Timoteo 3:16). È un atto d’amore incomprensibile che apprendiamo dalla Sua
Parola: “Dio è amore. In questo si è
manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito
nel mondo, affinché per mezzo di lui vivessimo” (1 Giovanni 4:8). Alla
nascita del Signore Gesù Dio ha mandato un angelo per dire a dei pastori: “Io vi porto la buona notizia di una grande
gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un
Salvatore, che è il Cristo, il Signore.
E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato
in una mangiatoia” (Luca 2:10-11). Cari ragazzi avete mai riflettuto
profondamente sul fatto che quel bambino coricato in una mangiatoia era Colui
di cui è detto: “tutte le cose sono state
create in lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui” (Colossesi 1:15-16)?
Ebbene il creatore dell’Universo nasce in povertà, non in un palazzo reale ma
in una mangiatoia, perché “non c’era
posto per loro nell’albergo”. Il segno per i pastori era un bambino avvolto
in fasce. Lì vi era un bambino che aveva bisogno di essere curato, accudito, ma
allo stesso tempo lì vi era il Dio Potente. Mistero di grazia! Mistero
insondabile d’amore: i cieli altissimi avevano visitato la terra! Questo bambino
crescerà “in sapienza, in statura e in
grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Luca 2:52) e sarà
successivamente (benché preordinato) l’Agnello di Dio, realizzando appieno la
volontà del Padre: “Cristo, entrando nel
mondo, disse … Tu … mi hai preparato un corpo” (Ebrei 10:5). In quel corpo
il Signore è venuto per essere ubbidiente
Ebrei 10:9 aggiunge poi: “ecco io vengo per fare la Tua volontà”. E in
perfetta ubbidienza a questa volontà è andato fino alla morte, alla morte della
croce.
Tutto ciò non può che riempire il
nostro cuore di quella riconoscenza che trova espressione nell’adorazione e
nella lode.
“Ringraziato
sia Dio per il suo dono ineffabile” (2 Corinzi 9:15).
Il
cielo visitò la terra:
Emmanuel
venne quaggiù,
Dio
fatto uomo il Salvatore,
con
il gran nome di Gesù
…
Amor sublime ed infinito!
Il
Figlio eterno, il Creator,
scese
umilmente in mezzo a noi
nelle
vesti di un servitor.