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venerdì 13 febbraio 2015

13 Febbraio

Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Romani 5:8

Il Cristo nel mistero della sua croce
Nata da una famiglia ebrea praticante, Edith Stein si allontanò dalla fede dei genitori e finì col diventare atea. Ma nel 1917 assisté ai funerali del filosofo Reinach, suo collega e amico. Si recò in visita alla vedova, Anna Reinach. Non era facile; Edith si sentiva del tutto incapace di esprimere parole di consolazione. Ma durante quell'incontro i ruoli s'invertirono. Fu la vedova che, pur nel dolore, riuscì a trasmettere a Edith qualcosa delle consolazioni della fede cristiana.
Più tardi Edith parlò di quella visita in questi termini: "Era il mio primo incontro con la croce e con la forza che essa trasmette a quelli che la portano. Ho visto molto chiaramente per la prima volta la Chiesa nata dalla sofferenza redentrice del Cristo nel suo trionfo sulla morte. In quel momento, la mia incredulità svanì e il Cristo cominciò a brillare per me, il Cristo nel mistero della sua croce".
L'incredulità era stata come un muro che nascondeva a Edith il senso e il mistero della croce di Gesù Cristo, là dove si scopre l'amore di Dio. Questo amore lo ricevette, ma lo visse anche in maniera eccezionale. I sopravvissuti del lager di Auschwitz (dove fu uccisa) hanno potuto testimoniare dell'amore e della compassione che mostrò fino alla fine verso i suoi compagni di sventura. La sua ricerca appassionata della verità, il suo impegno senza compromessi per Cristo, suonano come un appello e un incoraggiamento molto forte a mettere la nostra fiducia nell'amore vittorioso di Dio.