Nei vangeli sinottici il passaggio da Gerico e
l’entrata in Gerusalemme segnano l’ultima parte dei viaggi del nostro Salvatore
su questa terra.
Ø
Impossibile
non riconoscerLo
Il compimento
della profezia di Zaccaria 9:9 era, per il popolo d’Israele,
un’ulteriore prova che il Messia promesso era proprio Lui: “mansueto e sopra
un’asina” (5) e non poteva essere confuso con un altro. Cavalcare un asino, in
Israele, era un tratto distintivo di nobiltà (Gc 5:10 – 10:4 – 12:14) ed anche
questo avrebbe dovuto influire sul riconoscimento.
Quando pensiamo ad un re ce lo rappresentiamo, al
contrario, aitante e fiero che fa la sua entrata trionfale nella capitale del
regno seduto sul suo cavallo alla testa del suo esercito.
Quale contrasto toccante fra ciò che ci
attenderemmo e l’atteggiamento del Signore, colui che poteva dire di Se stesso:
“imparate da me, perché io sono mansueto e umile di
cuore” (11:29).
Ma l’umiltà e la mansuetudine sono
spesso nozioni che ci sfuggono poiché sono sentimenti che sono estranei
all’uomo incredulo e molto spesso non caratterizzano abbastanza neppure i
credenti.
Il Signore si presentava agli uomini
del Suo tempo così come le Scritture Lo avevano descritto e noi siamo capaci di
presentarci al mondo secondo il modello della Parola di Dio per essere
riconosciuti come veri seguaci di Cristo?
Ø
Il
Signore ne ha bisogno (3)
Il Signore aveva mandato i Suoi
discepoli a cercare un’asina col suo puledro; erano là che aspettavano per
essere messi a disposizione di Colui che ne “aveva bisogno”. Il proprietario di
questi animali si inchina davanti a queste solenni parole.
Che il Signore ci dia di avere la
stessa disponibilità quando, Colui che “ha ogni cosa in mano” (Gv 3:35) e al
suo servizio (Sl 119:91) ci accorda la grazia di esserGli utili.
D.C.