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sabato 30 maggio 2015

Il Signore ne ha bisogno - Matteo 21:1/11

Nei vangeli sinottici il passaggio da Gerico e l’entrata in Gerusalemme segnano l’ultima parte dei viaggi del nostro Salvatore su questa terra.

Ø  Impossibile non riconoscerLo
Il compimento  della profezia di Zaccaria 9:9 era, per il popolo d’Israele, un’ulteriore prova che il Messia promesso era proprio Lui: “mansueto e sopra un’asina” (5) e non poteva essere confuso con un altro. Cavalcare un asino, in Israele, era un tratto distintivo di nobiltà (Gc 5:10 – 10:4 – 12:14) ed anche questo avrebbe dovuto influire sul riconoscimento.
Quando pensiamo ad un re ce lo rappresentiamo, al contrario, aitante e fiero che fa la sua entrata trionfale nella capitale del regno seduto sul suo cavallo alla testa del suo esercito.
Quale contrasto toccante fra ciò che ci attenderemmo e l’atteggiamento del Signore, colui che poteva dire di Se stesso: “imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore” (11:29).
Ma l’umiltà e la mansuetudine sono spesso nozioni che ci sfuggono poiché sono sentimenti che sono estranei all’uomo incredulo e molto spesso non caratterizzano abbastanza neppure i credenti.

Il Signore si presentava agli uomini del Suo tempo così come le Scritture Lo avevano descritto e noi siamo capaci di presentarci al mondo secondo il modello della Parola di Dio per essere riconosciuti come veri seguaci di Cristo?

Ø   Il Signore ne ha bisogno (3)
Il Signore aveva mandato i Suoi discepoli a cercare un’asina col suo puledro; erano là che aspettavano per essere messi a disposizione di Colui che ne “aveva bisogno”. Il proprietario di questi animali si inchina davanti a queste solenni parole.
Che il Signore ci dia di avere la stessa disponibilità quando, Colui che “ha ogni cosa in mano” (Gv 3:35) e al suo servizio (Sl 119:91) ci accorda la grazia di esserGli utili.


D.C.