Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che
divida con me l'eredità". Ma Gesù gli rispose: "Uomo, chi mi ha
costituito su di voi giudice o spartitore?"
Luca 12:13-14
L'Evangelo: un corpo estraneo alla società?
Uno degli errori più diffusi è
pensare che l'Evangelo abbia come scopo il cambiamento della società. Certo, se
tutti lo accettassero, automaticamente la società migliorerebbe in modo
radicale. Ma così non è. E poiché la società non migliora, si pensa che
l'Evangelo abbia fallito la sua missione, e che non serva a nulla in questo
mondo di affari, teso solo all'incremento della produzione e del profitto,
agitato da conflitti, competizioni esasperate, rivendicazioni turbolente.
L'Evangelo non trova posto in
questo groviglio di interessi e ambizioni. È come un corpo estraneo in un
complesso di ingranaggi. Li fa stridere, li inceppa. Così viene respinto.
Pensate: esso dice che "non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede,
che egli ha la sua vita" (Luca 12:15). Invita a "cercare il regno di
Dio e la sua giustizia" (Matteo 6:33). Parla dell'uomo come di uno sviato,
lontano da Dio, che soffre a causa del peccato e di tutte le sue conseguenze.
Sì, l'uomo del terzo millennio, pur così fiero dei suoi progressi tecnologici e
culturali, è un infelice, un disadattato.
Questo perché, dal punto di vista
morale, gli uomini non sono affatto cambiati. La società non migliora perché
quelli che la compongono non migliorano. Peraltro, l'Evangelo non si propone
di migliorare gli uomini, ma di farli ripartire da zero, di farli
"nascere di nuovo" (Giovanni 3:1-5). Tutto questo era vero per
coloro ai quali Gesù si rivolgeva nel suo tempo, ma non è meno vero per la
nostra generazione attuale.