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domenica 3 maggio 2015

Epistole di Giovanni (1 Giovanni)

di: D. Calamai

Brevi considerazioni 

1 Giovanni  1
Il Signore aveva detto ai Suoi discepoli: “voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con Me fin dal principio” (Giovanni 15:27). È quello che Giovanni fa in questi versetti. 
Il suo soggetto è “la vita eterna” prima udita, poi vista e toccata nel Figlio ed ora trasmessa a coloro che hanno ricevuto per fede il diritto di essere fatti figli di Dio (Giovanni 1:12).
Occorre distinguere fra la relazione propriamente detta e la gioia di questa relazione. La prima è la parte di tutti i figli del Padre, la seconda e la parte solo di coloro che camminano nella luce (1:7).
I versetti che seguono ci mostrano come questa comunione può essere vissuta o ristabilita quando viene interrotta.
Ø Da parte di Dio vi è una fonte inesauribile che risponde a tutte le nostre iniquità: il sangue di Cristo che purifica da ogni peccato (7) e da ogni iniquità (9).
Ø Da parte nostra ci viene chiesta un sola cosa: la piena confessione di ogni mancanza di cui siamo coscienti per ottenere un pieno perdono (9 – Salmo 32:5).


1 Giovanni 2:1/11
Sul soggetto del peccato, questi versetti fin qui meditati riuniscono alcune verità di grande importanza:
1.      noi avremo per tutta la nostra vita il peccato in noi (1:8) – “è la carne” o “la vecchia natura”;
2.      esso ha prodotto fino alla nostra conversione i soli frutti che possiamo aspettarci: noi abbiamo peccato (1:10);
3.      il sangue di Cristo ci purifica da tutti gli atti commessi (1:7);
4.      noi possiamo non peccare più per la potenza della vita che ci è stata donata (2:1);
5.   se ci capita di peccare (e la nostra esperienza giornaliera ce lo conferma spesso) il Signore Gesù interviene ancora. Non più come Salvatore di cui il sangue fu versato, ma come un Avvocato presso il Padre per ristabilire la comunione (2:1).
L’obbedienza (2:3/6) e l’amore dei fratelli (2:7/11) sono le due prove che la vita è in noi. Il secondo è il risultato del primo (Giovanni 13:34). Tuttavia, se noi amiamo il Signore non troveremo mai questi comandamenti pesanti (5:3), ma al vrs. 6 Dio ci dona ancora una misura più alta: camminare come Lui ha camminato, che è più che obbedire a dei comandamenti. Noi troviamo nell’evangelo di Giovanni che ciò che è vero in Cristo è, nelle sue epistole, vero in noi (8). È la stessa vita ed essa deve mostrarsi in noi nello stessa maniera (4:17b).

1 Giovanni 2:12/28
Giovanni considera i credenti come membri di una famiglia uniti dalla stessa vita ricevuta dal Padre. Solitamente i figli sono di età  e di sviluppo differenti, benché la relazione col padre e la loro eredità siano le stesse. È così anche nella famiglia di Dio: vi si entra per la nuova nascita (Giovanni 3) ed alla quale segue una crescita spirituale. I “ragazzi” (o fanciulli), che sanno solo riconoscere il loro Padre (cfr: Galati 4:6 – Romani 8:15/17) passano allo stadio di “giovani” e dei combattimenti. Un combattimento che li porterà a sperimentare la  concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne e la superbia della vita, le tre chiavi che il “Nemico” userà per aprire davanti a loro la porta del mondo.
Infine, un uomo diventa (o meglio: dovrebbe diventare) “un padre” avendo fatta un’esperienza personale con Cristo.
I “ragazzi” sono i più esposti, a causa della loro inesperienza, ad “ogni vento di dottrina” (Efesini 4:14) ed è per questo che il credente non deve restare tale per tutta la vita.

In questi passi, Giovanni fa riferimento a due promesse fatte dal Signore:
Ø  la vita eterna (2:25 – Giovanni 10:27/28),
Ø  il dono dello Spirito Santo (2:20 – Giovanni 16:13).
Giovanni ci conferma, inoltre, che chi nega il Padre nega anche il Figlio (2:22) così come il Signore lo aveva detto ai Farisei (Giovanni 8:19), perché il Padre non può essere conosciuto che dal Figlio e da coloro a cui Lui Lo voglia rivelare (Matteo 11:27).
È per questo che il nemico fa tanti sforzi contro la persona di Cristo, specialmente per far dubitare l’uomo della Sua esistenza eterna e della Sua divinità (2:22).

Cerchiamo, dunque, di riconoscere la voce del “mentitore” (2:22) sapendo che ciò che abbiamo udito “fin dal principio” (2:24) è vero anche nella “ultima ora” (2:18). In presenza di ogni “novità”  la nostra sicurezza consiste nel ritenere gli insegnamenti ricevuti all’inizio (Galati 1:8/9).

1 Giovanni 3:1/15
Ciò che costituisce, in una famiglia normale, il legame tra i vari componenti è l’amore. I figli lo ricevono e lo apprezzano dai loro genitori poi lo rendono e lo realizzano fra loro e, tuttavia, non è che una debole immagine  dell’amore che il Padre ci ha donato dandoci di “essere suoi figlioli”! un amore che non siamo chiamati a comprendere ma a vedere (3:1) e, constatandolo, a rispondere con gioia.

La differenza fra i figli di Dio ed i figli del diavolo è stabilita nel modo più assoluto dai versetti 7 a 12 (cfr. Giovanni 8:44) anche se oggi in mezzo alla cristianità non si distingue questa differenza poiché molti si professano più o meno praticanti quando conviene e, benché si dichiarino salvati, in realtà non sono che dei perduti.

Una reale testimonianza di fede, tuttavia, produrrà sempre delle incomprensioni fra il credente ed il mondo fino ad arrivare all’odio, ma ci darà l’occasione di assomigliare un po’ al Signore (3:1 – Giovanni 16:1/3). Ben presto saremo “simili a Lui” anche nella gloria perché lo vedremo come Egli è (3:2).

1 Giovanni 3:16/24
L’odio del mondo non ci deve stupire (3:13 – cfr Giovanni 15:18 e seguenti), ma è, piuttosto, la sua affabilità che deve preoccuparci.
Quanto all’amore il mondo non può che concepire delle contraffazioni; i suoi motivi non sono mai puri e disinteressati. E’  “l’amore di Dio” il solo vero amore, perché trova sorgente in Lui stesso e non in colui che ne è l’oggetto. È di questo amore che noi dobbiamo essere amati, perché non abbiamo in noi niente di amabile (Tito 3:3) ed è la croce il luogo dove noi impariamo a conoscere l’infinità di questo amore divino (16).
I versetti 19 a 22 sottolineano la necessità di una buona coscienza, di un cuore che non ci condanni. Se noi pratichiamo ciò che è gradito al Signore, Egli potrà esaudire, senza eccezioni, le nostre preghiere. I genitori che approvano la condotta del loro figlio gli accorderanno volentieri ciò che egli chiede (3:22 – Giovanni 8:29 -11:42). Dimorare in Lui è l’obbedienza ; Lui in noi è la comunione che ne risulta (3:24 – 2:4/6 – 4:16 – Giovanni 14:20 – 15:5 e 7).
Se immergiamo nel mare un vaso aperto esso sarà subito bagnato e riempito. Che sia così anche dei nostri cuori e dell’amore di Cristo!

1 Giovanni 4:1/10
La verità ha sempre avuto i suoi “falsificatori” e, come ogni cittadino, sotto pena di gravi sanzioni, deve riconoscere le monete vere da quelle false del suo paese, noi dobbiamo, come credenti, essere capaci di discernere da dove procedono i diversi insegnamenti che ci vengono presentati.
Ciascuno di loro deve essere provato (4:1 – 1 Tessalonicesi 5:21) e la Parola ci dà i mezzi sicuri per non confondere i “pezzi falsi” da “quelli buoni”. Quest’ultimi portano tutti il suggello di Gesù Cristo venuto in carne (4:1).
Quanto alla natura di Dio, questa epistola ci dice che Dio è luce (1:5) e che è amore (4:8 e 16). La sorgente unica del Suo amore è in Lui e se qualcuno di noi ama significa che è “da Dio” (4:7). Al contrario colui che non ama non conosce Dio. Bisogna possedere la natura per sapere cos’è l’amore (1 Tessalonicesi 4:9).
Ora questo amore, di cui Dio ha avuto l’iniziativa verso di noi (4:10 e 19) ha risposto perfettamente allo stato della Sua creatura:
Ø  l’uomo era morto: Dio ha inviato il Suo Figliolo affinché vivessimo (4:9),
Ø  l’uomo era colpevole: Dio ha inviato il Suo Figliolo per essere la propiziazione dei nostri peccati (4:10 – vedi anche 2:2)),
Ø  l’uomo era perduto: il Padre ha inviato il Figlio per essere il Salvatore del mondo (4:14 – Giovanni 3:17).

1 Giovanni 4:11/21
Due fatti di una portata illimitata rivelano l’amore di Dio per noi: Cristo dà la Sua vita per noi (3:16) e Dio manda il Sua Figliolo (4:10). Ora questo amore è dato a conoscere in una terza maniera: nel fatto che i riscattati del Signore si amano gli uni gli altri. È così che Dio è – o dovrebbe essere – reso visibile (4:12) dopo che il Signore ha lasciato questo mondo (Giovanni 1:18). Non è possibile amare Dio e non amare i Suoi figli. Quando qualcuno ci è realmente caro tutto ciò che ci rapporta a lui deve essere altrettanto caro al nostro cuore. Per esempio, quando uno ama una persona, ama anche la sua famiglia.

Dio non si accontenta di un amore a parole (3:18). Costantemente, in questa epistola, ritornano l’espressioni: “se noi diciamo … (1:6, 8, 10), “colui che dice …” (2:4, 6, 9), “se qualcuno dice …” (4:20), ma, “se noi ci amiamo” (4:19) allora dobbiamo dimostrarlo!

Abbiamo trovato in questo capitolo 4:
-       l’amore per noi (9) – è l’amore che dimostra una salvezza già compiuta,
-       l’amore in noi (12, 15, 16) – è l’amore versato nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
-       l’amore con noi (17) – è l’amore che ci dà sicurezza per comparire davanti a Dio.

Questa è la perfetta attività di questo amore divino nei nostri confronti.

1 Giovanni 5
La prima epistola di Giovanni, come il suo evangelo, attestano che il credente possiede la vita eterna semplicemente per la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio (1 Giovanni 5:13 – Giovanni 20:31). Non credere dopo così tante testimonianze, è fare Dio bugiardo (5:10). Ora, i figli di Dio si appoggiano su delle certezze. Giovanni non cessa di ripetere: “Noi sappiamo …” (5:2, 13,15, 18, 19, 20) e la nostra fede, non solo si appropria della salvezza, ma, guardando più avanti, trionfa sul mondo attaccandosi a ciò che è eterno (4).
Quanto è prezioso sapere che Dio ci ascolta e ci accorda ciò che Gli chiediamo secondo la Sua volontà (14). Qualcuno ha scritto che il credente non dovrebbe mai volere che gli fossero date quelle  cose che sono contrarie alla volontà di Dio. Ma come conoscere la Sua volontà? Per l’intelligenza che il Figlio di Dio ci ha donato (5:20 – Luca 24:45). “Noi siamo nella verità” in contrasto con il mondo che è nella menzogna. Il mondo non dispone nel suo arsenale nessun oggetto che possa sedurre il nuovo uomo che è in noi. Il mondo offre solo degli idoli atti a tentare il nostro povero cuore che è in noi.

Che ogni credente vegli sui propri affetti senza allontanarsi dal Signore (5:21 – 1 Corinzi 10:14)!