di: D. Calamai
Brevi
considerazioni
1
Giovanni 1
Il Signore aveva detto ai Suoi
discepoli: “voi mi renderete
testimonianza, perché siete stati con Me fin dal principio” (Giovanni 15:27). È quello che Giovanni fa in questi
versetti.
Il suo soggetto è “la vita eterna” prima udita, poi vista
e toccata nel Figlio ed ora trasmessa a coloro che hanno ricevuto per fede il
diritto di essere fatti figli di Dio (Giovanni 1:12).
Occorre distinguere fra la relazione propriamente detta e la gioia di questa relazione. La prima
è la parte di tutti i figli del Padre, la seconda e la parte solo di coloro che
camminano nella luce (1:7).
I versetti che seguono ci
mostrano come questa comunione può essere vissuta o ristabilita quando viene
interrotta.
Ø Da
parte di Dio vi è una
fonte inesauribile che risponde a tutte le nostre iniquità: il sangue di Cristo che purifica da
ogni peccato (7) e da ogni iniquità (9).
Ø Da
parte nostra ci viene
chiesta un sola cosa: la piena
confessione di ogni mancanza di cui siamo coscienti per ottenere un pieno
perdono (9 – Salmo 32:5).
1
Giovanni 2:1/11
Sul soggetto del peccato, questi
versetti fin qui meditati riuniscono alcune verità di grande importanza:
1.
noi avremo per tutta la nostra vita il
peccato in noi (1:8) – “è la carne”
o “la vecchia natura”;
2.
esso ha prodotto fino alla nostra conversione i soli frutti che possiamo
aspettarci: noi abbiamo peccato (1:10);
3.
il sangue di Cristo ci purifica da tutti gli atti commessi (1:7);
4.
noi
possiamo non peccare più per la potenza della vita che ci è stata donata
(2:1);
5. se ci capita di peccare (e la nostra esperienza giornaliera ce lo
conferma spesso) il Signore Gesù interviene ancora. Non più come Salvatore di
cui il sangue fu versato, ma come un Avvocato presso il Padre per ristabilire la comunione (2:1).
L’obbedienza (2:3/6) e l’amore dei
fratelli (2:7/11) sono le due prove che la vita è in noi. Il secondo è il
risultato del primo (Giovanni 13:34). Tuttavia, se noi amiamo il Signore non
troveremo mai questi comandamenti pesanti (5:3), ma al vrs. 6 Dio ci dona
ancora una misura più alta: camminare come
Lui ha camminato, che è più che obbedire a dei comandamenti. Noi troviamo
nell’evangelo di Giovanni che ciò che è
vero in Cristo è, nelle sue epistole, vero
in noi (8). È la stessa vita ed essa deve mostrarsi in noi nello stessa maniera (4:17b).
1
Giovanni 2:12/28
Giovanni
considera i credenti come membri di una famiglia uniti dalla stessa vita
ricevuta dal Padre. Solitamente i figli sono di età e di sviluppo differenti, benché la relazione
col padre e la loro eredità siano le stesse. È così anche nella famiglia di
Dio: vi si entra per la nuova nascita
(Giovanni 3) ed alla quale segue una crescita
spirituale. I “ragazzi” (o fanciulli), che sanno solo riconoscere il loro
Padre (cfr: Galati 4:6 – Romani 8:15/17) passano allo stadio di “giovani” e dei
combattimenti. Un combattimento che li porterà a sperimentare la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza
della carne e la superbia della vita, le tre chiavi che il “Nemico” userà per
aprire davanti a loro la porta del mondo.
Infine,
un uomo diventa (o meglio: dovrebbe diventare) “un padre” avendo fatta
un’esperienza personale con Cristo.
I
“ragazzi” sono i più esposti, a causa della loro inesperienza, ad “ogni vento di dottrina” (Efesini 4:14)
ed è per questo che il credente non deve restare tale per tutta la vita.
In
questi passi, Giovanni fa riferimento a due promesse fatte dal Signore:
Ø la
vita eterna (2:25 – Giovanni 10:27/28),
Ø il
dono dello Spirito Santo (2:20 – Giovanni 16:13).
Giovanni
ci conferma, inoltre, che chi nega il Padre nega anche il Figlio (2:22) così
come il Signore lo aveva detto ai Farisei (Giovanni 8:19), perché il Padre non
può essere conosciuto che dal Figlio e da coloro a cui Lui Lo voglia rivelare
(Matteo 11:27).
È per
questo che il nemico fa tanti sforzi contro la persona di Cristo, specialmente
per far dubitare l’uomo della Sua esistenza eterna e della Sua divinità (2:22).
Cerchiamo,
dunque, di riconoscere la voce del “mentitore”
(2:22) sapendo che ciò che abbiamo udito “fin dal principio” (2:24) è vero
anche nella “ultima ora” (2:18). In presenza di ogni “novità” la nostra sicurezza consiste nel ritenere gli
insegnamenti ricevuti all’inizio (Galati 1:8/9).
1
Giovanni 3:1/15
Ciò
che costituisce, in una famiglia normale, il legame tra i vari componenti è l’amore. I figli lo ricevono e lo
apprezzano dai loro genitori poi lo rendono e lo realizzano fra loro e,
tuttavia, non è che una debole immagine
dell’amore che il Padre ci ha donato dandoci di “essere suoi figlioli”! un amore che non siamo chiamati a
comprendere ma a vedere (3:1) e,
constatandolo, a rispondere con gioia.
La
differenza fra i figli di Dio ed i figli del diavolo è stabilita nel modo più
assoluto dai versetti 7 a
12 (cfr. Giovanni 8:44) anche se oggi in mezzo alla cristianità non si
distingue questa differenza poiché molti si professano più o meno praticanti
quando conviene e, benché si dichiarino salvati, in realtà non sono che dei
perduti.
Una
reale testimonianza di fede, tuttavia, produrrà sempre delle incomprensioni fra
il credente ed il mondo fino ad arrivare all’odio, ma ci darà l’occasione di
assomigliare un po’ al Signore (3:1 – Giovanni 16:1/3). Ben presto saremo “simili a Lui” anche nella gloria perché
lo vedremo come Egli è (3:2).
1
Giovanni 3:16/24
L’odio del mondo non ci deve stupire
(3:13 – cfr Giovanni 15:18 e seguenti), ma è, piuttosto, la sua affabilità che
deve preoccuparci.
Quanto all’amore il mondo non può che
concepire delle contraffazioni; i suoi motivi non sono mai puri e
disinteressati. E’ “l’amore di Dio”
il solo vero amore, perché trova sorgente in Lui stesso e non in colui che ne è
l’oggetto. È di questo amore che noi dobbiamo essere amati, perché non abbiamo
in noi niente di amabile (Tito 3:3) ed è
la croce il luogo dove noi impariamo a conoscere l’infinità di questo amore
divino (16).
I versetti 19 a 22 sottolineano la
necessità di una buona coscienza, di un cuore che non ci condanni. Se noi
pratichiamo ciò che è gradito al Signore, Egli potrà esaudire, senza eccezioni,
le nostre preghiere. I genitori che approvano la condotta del loro figlio gli
accorderanno volentieri ciò che egli chiede (3:22 – Giovanni 8:29 -11:42). Dimorare
in Lui è l’obbedienza ; Lui in noi è la comunione che ne
risulta (3:24 – 2:4/6 – 4:16 – Giovanni 14:20 – 15:5 e 7).
Se immergiamo nel mare un vaso aperto
esso sarà subito bagnato e riempito. Che sia così anche dei nostri cuori e
dell’amore di Cristo!
1
Giovanni 4:1/10
La verità
ha sempre avuto i suoi “falsificatori” e, come ogni cittadino, sotto pena di
gravi sanzioni, deve riconoscere le monete vere da quelle false del suo paese,
noi dobbiamo, come credenti, essere capaci di discernere da dove procedono i
diversi insegnamenti che ci vengono presentati.
Ciascuno di
loro deve essere provato (4:1 – 1
Tessalonicesi 5:21) e la Parola
ci dà i mezzi sicuri per non confondere i “pezzi falsi” da “quelli buoni”.
Quest’ultimi portano tutti il suggello di Gesù
Cristo venuto in carne (4:1).
Quanto alla
natura di Dio, questa epistola ci dice che Dio è luce (1:5) e che è amore (4:8
e 16). La sorgente unica del Suo amore è in Lui e se qualcuno di noi ama
significa che è “da Dio” (4:7). Al contrario colui che non ama non conosce Dio.
Bisogna possedere la natura per sapere cos’è l’amore (1 Tessalonicesi 4:9).
Ora questo
amore, di cui Dio ha avuto l’iniziativa verso di noi (4:10 e 19) ha risposto
perfettamente allo stato della Sua creatura:
Ø l’uomo era morto: Dio ha inviato il Suo Figliolo affinché
vivessimo (4:9),
Ø l’uomo era colpevole: Dio ha inviato il Suo
Figliolo per essere la propiziazione dei nostri peccati (4:10 – vedi anche
2:2)),
Ø l’uomo era perduto: il Padre ha inviato
il Figlio per essere il Salvatore del mondo (4:14 – Giovanni 3:17).
1
Giovanni 4:11/21
Due fatti
di una portata illimitata rivelano l’amore di Dio per noi: Cristo dà la Sua vita per noi (3:16) e Dio
manda il Sua Figliolo (4:10). Ora questo amore è dato a conoscere in una terza
maniera: nel fatto che i riscattati del Signore si amano gli uni gli altri. È
così che Dio è – o dovrebbe essere – reso visibile (4:12) dopo che il Signore
ha lasciato questo mondo (Giovanni 1:18). Non è possibile amare Dio e non amare
i Suoi figli. Quando qualcuno ci è realmente caro tutto ciò che ci rapporta a
lui deve essere altrettanto caro al nostro cuore. Per esempio, quando uno ama
una persona, ama anche la sua famiglia.
Dio non si
accontenta di un amore a parole (3:18). Costantemente, in questa epistola,
ritornano l’espressioni: “se noi diciamo
… (1:6, 8, 10), “colui che dice …”
(2:4, 6, 9), “se qualcuno dice …”
(4:20), ma, “se noi ci amiamo” (4:19) allora dobbiamo dimostrarlo!
Abbiamo trovato
in questo capitolo 4:
- l’amore per
noi (9) – è l’amore che dimostra una salvezza già compiuta,
- l’amore in
noi (12, 15, 16) – è l’amore versato nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
- l’amore con
noi (17) – è l’amore che ci dà sicurezza per comparire davanti a Dio.
Questa è la
perfetta attività di questo amore divino nei nostri confronti.
1
Giovanni 5
La prima
epistola di Giovanni, come il suo evangelo, attestano che il credente possiede la vita eterna semplicemente per la fede in
Gesù Cristo, il Figlio di Dio (1 Giovanni 5:13 – Giovanni 20:31). Non
credere dopo così tante testimonianze, è fare Dio bugiardo (5:10). Ora, i figli di Dio si appoggiano su delle
certezze. Giovanni non cessa di ripetere: “Noi
sappiamo …” (5:2, 13,15, 18, 19, 20) e la nostra fede, non solo si
appropria della salvezza, ma, guardando più avanti, trionfa sul mondo
attaccandosi a ciò che è eterno (4).
Quanto è
prezioso sapere che Dio ci ascolta e ci accorda ciò che Gli
chiediamo secondo la Sua
volontà (14). Qualcuno ha scritto che il credente non dovrebbe mai volere che
gli fossero date quelle cose che sono
contrarie alla volontà di Dio. Ma come conoscere la Sua volontà? Per l’intelligenza che il Figlio di Dio ci
ha donato (5:20 – Luca 24:45). “Noi siamo nella verità” in contrasto
con il mondo che è nella menzogna.
Il mondo non dispone nel suo arsenale nessun oggetto che possa sedurre il nuovo
uomo che è in noi. Il mondo offre solo degli idoli atti a tentare il nostro
povero cuore che è in noi.
Che ogni
credente vegli sui propri affetti senza allontanarsi dal Signore (5:21 – 1
Corinzi 10:14)!