Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura,
pigiata, scossa, traboccante; perché, con la misura con cui misurate, sarà
rimisurato a voi.
Luca 6:38
In
verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno
di Dio.
Giovanni
3:3
La felicità: possesso o condivisione?
Per tutto il 20° secolo, gli uomini hanno pensato che il
miglioramento delle condizioni di vita avrebbe reso la gente più felice e
meglio disposta alla fratellanza. Oggi si è costretti a constatare che
l’agiatezza non è sufficiente; la fame e la sete di giustizia, di cui parla
Gesù, non possono essere saziate. Nonostante i loro sforzi, gli uomini sono
incapaci di fare un’equa spartizione dei mezzi di sussistenza. I poveri sono
sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi.
La Bibbia ci insegna che la felicità non
consiste nell’inseguire le ricchezze materiali, ma nel vivere in buone
relazioni con Dio e con i nostri simili. Sono queste relazioni che danno alla
vita il suo vero senso. Esse non sono determinate dal possesso, ma dalla
condivisione e dal dono. Per mezzo della “nuova nascita” entriamo in un campo
nuovo, quello dell’amore di Dio. Vi siamo stati introdotti grazie al dono più
straordinario fattoci da Dio: il proprio Figlio, e da quello che il Figlio ci
ha dato: la sua stessa vita, per cancellare le nostre colpe. È un dono di
carattere universale, eppure riguarda ognuno di noi in modo molto personale.
In risposta, ciascuno può donarsi a Dio.
Allora si ristabilisce un rapporto vero e felice con lui, che si è fatto
conoscere non come colui che esige, ma come colui che dona e al quale, da
quel momento, il credente si dà. Le nostre relazioni con i nostri simili,
se si sviluppano sullo stesso principio, si arricchiscono a loro volta; avremo
così un desiderio sempre più vivo di scoprire i bisogni degli altri e di
soddisfarli, senza aspettarci nulla in cambio.