Tu (o Dio), nel tuo amore, ti sei gettato dietro alle spalle
tutti i miei peccati.
Isaia
38:17
Tu hai mutato
il mio dolore in danza… O Eterno, Dio mio, io ti celebrerò per sempre.
Salmo
30:11-12
Il
paravento
Nella sua camera d’ospedale, un uomo, vittima di un incidente, ha
molto tempo per meditare; la guarigione appare incerta, sta pensando alla
morte. Un’infermiera entra nella camera e gli sistema un paravento intorno al
letto. L’uomo capisce che cosa significa quel gesto: non ne avrà più per molto.Al
muro, di fronte al suo letto, è appeso un quadro con il testo: “Venite a me,
voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
I suoi sguardi vanno dal paravento al quadro e dal quadro al paravento. Andare
a Gesù! Ma non è troppo tardi per lui? Quante volte ha udito l’appello del
Vangelo e non vi ha badato! Ma oggi il tempo stringe. Esclama: “Signore Gesù,
io vengo a te!” Il suo vicino di letto pensa: “Poveretto, incomincia a
delirare!”Ma il Signore ha udito il grido, ed è come se
parlasse a quell’uomo perduto. Gli ricorda ciò che il giovane aveva udito un
tempo: “Colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37). “Io sono
la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni
11:25). Il seme del messaggio della salvezza cade così in un cuore ben “arato”,
e germoglia. La sua anima tormentata conosce finalmente la pace.Ma all’improvviso ritorna l’infermiera: “Mi
scusi, ho sbagliato camera; non è per lei il paravento”. E si sente rispondere:
“Signora, il suo errore mi è stato salutare”.Il ferito si ristabilì e fu un testimone
riconoscente verso Colui che gli aveva perdonato i peccati.