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mercoledì 7 settembre 2016

7 Settembre

Egli ha stremato le mie forze durante il cammino; ha abbreviato i miei giorni. Ho detto: “Dio mio, non portarmi via a metà dei miei giorni!” I tuoi anni durano per ogni generazione.

Salmo 102:23-24


Getsemani, Golgota

Gesù si recava sovente a pregare nel Getsemani, un giardino vicino a Gerusalemme, ai piedi del monte degli Ulivi. Quella notte aveva davanti a sé la morte, che doveva sperimentare in tutto il suo orrore. Il giudizio di Dio non pesava ancora su di lui, ma la sua anima era rattristata e angosciata. I discepoli che aveva desiderato avere presso di sé, si erano addormentati. Lo circondavano malvagità e tradimento.
Gesù pregava. Vano era lo sforzo di Satana per nascondere Dio alla sua anima. “Essendo in agonia, egli pregava ancora più intensamente” (Luca 22:44). Doveva bere “il calice” delle sofferenze, ed Egli lo riceve dalla mano di suo Padre. “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11).
Il Signore si consegna poi, con la calma che ha caratterizzato tutta la sua vita, a quelli che vengono a prenderlo, a Giuda che lo tradisce. Gli uomini indietreggiano e cadono, ma lui dà se stesso, secondo la volontà del Padre. È quanto c’è di più glorioso.
Getsemani – luogo di dolore per Gesù, ma per noi sorgente di liberazione – è superato. Ora bisogna andare al Golgota, dove sarà rizzata la croce. Là Gesù non troverà più il volto del Padre, ma l’ira di un Dio santo che colpisce il proprio Figlio, che si faceva carico dei nostri peccati per espiarli.

A Lui vada tutta la nostra adorazione per aver sopportato tutte le sofferenze e accettato di morire per noi!