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venerdì 2 giugno 2017

2 giugno

In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati.
Atti 4:12

L’ufficiale e la sua prigioniera (2) 
2 Re 5:1-19

Sotto la sua scintillante armatura, Naaman, grande ufficiale dei Siri, nascondeva un male che, inevitabilmente, lo avrebbe condotto alla morte: la lebbra. Ma, come abbiamo visto ieri, Dio permette che una giovane Israelita parli a sua moglie del grande Dio salvatore. Naaman si mette in cammino per andare a incontrare il profeta Eliseo, a Samaria. Prudentemente si munisce di una lettera di raccomandazione da parte del suo re e porta con sé numerosi regali per pagare per la sua guarigione. Per prima cosa si presenta al re d’Israele mostrandogli la lettera. Ma il re non può far altro che rispondergli: “Io sono forse Dio, con il potere di far morire e vivere?”. Allora Naaman si reca a casa del profeta, con tutto il suo orgoglio e con la pretesa di pagare per la sua salvezza. Ma di fronte alla semplicità della soluzione proposta da Eliseo (“va’, lavati sette volte nel Giordano… e tu sarai puro”) comincia a irritarsi. Poi, su consiglio dei suoi servitori, si decide ad ubbidire; si tuffa sette volte nel Giordano ed è guarito.

Questo racconto ci chiama in causa. Tutti abbiamo in noi questa malattia che si chiama “peccato” e che conduce alla morte eterna. Solo Dio può e vuole liberarcene. Non si aspetta niente da noi, ma offre la guarigione a chiunque riconosce la sua colpevolezza e crede al sacrificio di Gesù Cristo, che ha preso su di sé i nostri peccati e ne ha subìto il giudizio alla croce. Non tardiamo ad accettare questa salvezza gratuita!