(Mosè disse:) “L’Eterno mi diede le due
tavole di pietra, scritte con il dito di Dio, sulle quali stavano tutte le
parole che l’Eterno vi aveva dette”.
Deuteronomio 9:10
Gesù,
chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra.
La
legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per
mezzo di Gesù Cristo.
Giovanni 8:6; 1:17
Il dito di Dio
Dio
ha parlato, ma si è anche preoccupato di “scrivere di propria mano”. In quali
occasioni?
Anzitutto
quando ha dato la legge a Mosè. Essa è stata incisa su tavole di pietra dal
“dito” di Dio. Le legge era esigente, mostrava ciò che Dio si aspettava dalla
sua creatura, e diceva, come Gesù spiegava ai dottori della legge: “Fa’ questo,
e vivrai” (Luca 10:28). Ma l’uomo non ha mai potuto adempiere la legge;
“infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è
sottomessa alla legge di Dio, e neppure può esserlo” (Romani 8:7).
Allora,
in modo altrettanto solenne, il dito di Dio annuncia il giudizio. Un giorno
nella sala delle feste del re babilonese Baldassar si stavano profanando i vasi
consacrati sottratti al tempio di Gerusalemme; si lodavano gli idoli, ci si
beffava del vero Dio. Ad un tratto, le dita di una mano scrissero sull’intonaco
della parete: “Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine… Tu sei
stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante” (Daniele 5:
5,26,27). E la sentenza fu subito eseguita. Quel re venne assassinato la notte
stessa.
Ma
ecco il Vangelo: Dio, nella persona del Figlio, è sceso sulla terra. Gli viene
presentata una donna colta in flagrante adulterio. Secondo la legge di Mosè
merita la morte, ma Gesù non la condanna. Egli si china e scrive in terra con
il dito. La legge era stata data da Mosè. Con
la verità, Gesù portava la grazia. Forse è proprio questa la parola che ha
scritto per terra.
Ancora
oggi è il tempo della grazia. Credete in
Gesù, e Dio scriverà il vostro nome
nel libro della vita (Apocalisse 21:27).