Non mi
vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque
crede.
Romani 1:16
Noi non
facciamo bene; questo è giorno di buone notizie, e noi tacciamo!
2 Re 7:9
L’ufficiale e la sua prigioniera (1)
2 Re 5:1-19
Dopo
un’incursione nel paese d’Israele, i Siri conducono nella loro nazione un
gruppo di prigionieri; fra loro c’è una ragazzina. Perché si trova lì? Perché
Dio vuole servirsi di lei per compiere una meravigliosa guarigione. Ella è
presa al servizio del capo dell’esercito, Naaman. In quella casa dove serve
umilmente viene a sapere che il suo padrone è lebbroso. Invece di rimanere
indifferente davanti alla malattia di chi l’ha strappata alla sua famiglia,
dice alla sua padrona: “Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta
che sta a Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!” Parole audaci, parole
di fede! Aveva già visto il profeta Eliseo guarire un lebbroso? Non lo sappiamo, ma ella conosce la
potenza e l’amore del suo Dio, e sa che egli vuole il bene di tutti. Allora, in
tutta semplicità, rende testimonianza del Dio che conosce; così, dopo la
guarigione e il ritorno del suo padrone, avrà la gioia di unirsi a lui per
adorare quel Dio.
Amici
credenti, le persone che ci sono intorno, a casa nostra, al lavoro, nel nostro
quartiere, sono colpite, come lo eravamo noi, dalla terribile malattia del peccato. Esse vanno incontro a una morte eterna. Noi abbiamo una buona notizia da annunciare loro, e spesso non lo
facciamo. Che cosa aspettiamo per dir loro: “Dio ha tanto amato il mondo, che
ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
abbia vita eterna” (Giovanni 3:16)?
(continua e si conclude domani)