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venerdì 30 giugno 2017

30 giugno

Ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco. Ti prego, ascoltami, e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami!
Giobbe 42:3-4

Conosci te stesso

“Gnòthi seautòn” (è la frase greca di cui il titolo è la traduzione) era l’iscrizione incisa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Il saggio Socrate l’aveva scelta come massima. Molti filosofi dopo di lui hanno cercato di analizzare e di capire in che modo funzioniamo, quali sono gli impulsi che ci fanno agire o i criteri che dettano le nostre scelte. Ma le loro conclusioni sono molto divergenti, e lasciano perplessi.
Se si vuole capire il funzionamento di un macchinario, la persona più adatta a spiegarlo non è forse il suo ideatore? Allora, per conoscere come siamo, non sarebbe più saggio rivolgerci a colui che ci ha creati? Cerchiamo nella Bibbia, la Parola di Dio, ciò che egli ci dice dell’uomo. Vi troveremo una diagnosi severa: «Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? ‘Io l’Eterno, che investigo il cuore’» (Geremia 17:9-10). Leggendo la Bibbia, e venendo a conoscere ciò che siamo, arriviamo alla conclusione dell’apostolo Paolo: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene” (Romani 7:18). Ecco la vera conoscenza di noi stessi, quella della nostra miseria e della nostra nullità.

Allora, dobbiamo disperare? No, perché la Bibbia ci rivela anche un’altra conoscenza: quella dell’amore di Dio che ci cerca, che vuole salvarci attraverso la fede in Gesù Cristo e darci una nuova natura, simile alla sua.