Gesù… alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre l’ora è venuta… Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare”.
Giovanni 17:1, 4
Già compiuto!
Poche
ore prima di essere crocifisso, Gesù dice a suo Padre “ho compiuto l’opera che
tu mi hai dato da fare”. “L’opera” che il Padre gli aveva affidato era quella
di salvare degli uomini perduti per mezzo della Sua morte in croce e della Sua
risurrezione. Quest’opera doveva ancora essere compiuta; perché allora il
Signore ne parla come se già fosse avvenuta?
Perché
Gesù è Dio, e si esprime qui come Colui che porta a buon fine i propri
progetti, senza che nessuno possa impedirlo. Per un uomo qualsiasi, si
tratterebbe di presunzione, perché nessuno è padrone nemmeno dell’istante che
segue. Tante cose possono impedirci di portare a termine le cose che decidiamo
di fare, ma quando Dio si propone qualcosa, è come se fosse già fatto.
Le
parole del Signore esprimono anche, in modo toccante, la Sua determinazione ad
offrire la propria vita. Qualche ora più tardi, nel giardino di Getsemani, Gesù accettò il “calice” amaro che il
Padre gli porgeva, figura del giudizio che avrebbe subito per espiare i nostri
peccati. Da quel terribile combattimento, però, ne è uscito vincitore, come
attestano queste semplici parole: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha
dato?” (Giovanni 18:11). E sapendo tutto ciò che stava per accadergli, proseguì
risolutamente, dandosi volontariamente ai nemici guidati da Giuda, il discepolo
traditore.
“Io
ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da
fare”, ha detto prima ancora della crocifissione. Sono le parole del Dio che
compie ciò che decide. Sono anche quelle del Salvatore che offre volontariamente la propria vita per la gloria di
Dio e per la salvezza di tutti quelli che credono in Lui.