Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i suoi discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo… e postosi in ginocchio, pregava dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”.
Luca 22:39-42
Il monte degli Ulivi
Il
Signore Gesù ha istituito la santa Cena quand’era a Gerusalemme. Il pane e il
vino dovevano essere un ricordo del Suo corpo dato alla morte per noi e del Suo
sangue versato per la purificazione dei nostri peccati.
Dopo
quel pasto, con gli undici discepoli il Signore si è incamminato verso il monte
degli Ulivi. Sapendo di andare incontro alla morte della croce, Gesù si è
gettato in ginocchio, spaventato e angosciato. Con l’anima “oppressa da
tristezza mortale” (Matteo 26:38), ha supplicato il Padre di allontanare da Lui
quella prospettiva spaventosa, se fosse stato possibile. Lui santo e giusto
aveva davanti a Sé tutto l’orrore del peccato del mondo. Sapeva che sarebbe
stato abbandonato da Dio quando avrebbe
preso su di Sé il peccato dell’uomo. “Colui che non ha conosciuto peccato”,
stava per “diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21).
“Con
alte grida e con lacrime Egli offrì preghiere e suppliche a Colui che poteva
salvarlo dalla morte”, è scritto nella Lettera agli Ebrei (5:7). La Sua
sofferenza era tale che il Suo sudore diventava simile a gocce di sangue. Ma la
vittoria fu completa. Gesù accettò di offrire Se stesso per fare la volontà del
Padre.
Con
una sottomissione e un’ubbidienza perfette, quando i soldati verranno ad arrestarlo
dirà: “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11).
Egli è andato alla croce per ubbidienza e lì, al nostro posto, ha subito il
castigo che i nostri peccati meritavano, e ha soddisfatto le esigenze della
santità e della giustizia di Dio.
Ma
solo chi ha fede in Lui può godere i risultati eterni di quest’opera d’amore
infinito.