“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate” Efesini 5:15.
Si narra che un ufficiale di Alessandro il Grande era dovuto comparire davanti a lui per rispondere di insubordinazione e viltà. Il generale gli chiese il suo nome:
Il mio nome è uguale al vostro, o mio generale; mi chiamo Alessandro.
Alessandro? Allora, o cambi nome o cambi comportamento!
Vero o no che sia, questo aneddoto dovrebbe far riflettere tutti coloro che si dicono cristiani, vale a dire “di Cristo”. Diventare veri cristiani non è difficile: è sufficiente accettare la salvezza che Dio offre gratuitamente a chiunque crede in Gesù Cristo suo Figlio, che “è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:25).
Ma il nome di cristiano è più difficile da portare di quanto pensiamo! Il discepolo di Gesù Cristo, portando il suo nome, è chiamato a rappresentarlo, seguendo quel modello perfetto che “è andato dappertutto facendo del bene” Atti 10:38.
Se sono un vero cristiano, non posso cambiare nome, perché sono legato a Cristo per l’eternità. Tuttavia il mio comportamento dovrà essere coerente, altrimenti io disonoro il nome glorioso del mio Salvatore.
“Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini” Tito 3:8.
Guai a noi se le nostre azioni smentiscono ciò che diciamo. La fede cristiana va vissuta.
“Queste cose sono buone e utili agli uomini”. Spesso si hanno degli strani concetti su ciò che voglia dire utile agli uomini. C'è chi si adopera sul piano sociale, chi si limita a fare l'elemosina e chi trova bene dare dei buoni consigli, ma Dio qui asserisce che fare del bene agli uomini vuol dire camminare come cristiani fedeli. Questo e solo questo può costituire il vero bene degli uomini. Tutto il resto passa. La cosa migliore che possiamo fare per il prossimo è dimostrare all'atto pratico la realtà dell'Evangelo.
Non c'è male peggiore per la testimonianza che la presenza dei “tiepidi”. Colui che è freddo nei confronti di Dio non provoca danni. E' un ateo, lontano dall'amore e dalla grazia di Dio e non farà altro, nel suo cammino, che testimoniare di questa sua lontananza. Ma il tiepido, colui che afferma in una qualche misura di credere a Dio di essere un suo seguace ma si comporta male, porta discredito e danno alla famiglia della fede.
“Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca” Apoc.3:16.