So infatti (scrisse Paolo) che Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.
Filippesi 1:19-21
“Per me il vivere è Cristo”
Chi ha
fatto questa dichiarazione non viveva in un palazzo, non godeva dei piaceri
della vita né dell’affetto dei suoi. No; era carcerato a Roma a causa della sua
fede in Cristo. Si chiamava Paolo, l’apostolo Paolo. Qual era il segreto della
sua felicità e della sua forza interiore? Non certo l’adesione a una religione
o il rispetto di determinate regole; c’era una persona che lui amava, Gesù
Cristo. Ecco la sua risorsa interiore in mezzo alle sofferenze. La sua vita
poteva sembrare un fallimento agli occhi dei suoi contemporanei, ma questo non
gli importava; aveva trovato in Lui la risposta a tutti i bisogni del suo
cuore.
L’esperienza
di Paolo non è riservata a una particolare
élite di persone. È alla portata di ognuno. Con Cristo, se lo abbiamo
accettato come Salvatore, possiamo attraversare ogni circostanza, buona o
cattiva, cercando di piacere a Dio che Lui ci ha fatto conoscere come nostro
Padre. Paolo ci invita a vivere una vita
di cui Cristo è la sorgente, la forza, il modello e lo scopo, nelle nostre
relazioni giornaliere in famiglia, sul lavoro, a scuola... anche fra le
tensioni, le tentazioni, i problemi, le malattie e i lutti.
Vivere
così questa gioia della presenza del Signore è un’esperienza che possiamo fare
finché siamo sulla terra; nel cielo, la vita di fede non ci sarà più perché
saremo con Lui, “lo vedremo com’Egli è” (1 Giovanni 3:2). Oggi, in mezzo alle
circostanze favorevoli o avverse, ci è offerta l’occasione di far brillare la
grandezza morale di Cristo, riproducendo nella nostra piccola misura alcune
delle Sue gloriose caratteristiche.