Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
Esodo 20:7
Cantate al SIGNORE, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza!
Salmo 96:2
3° Comandamento: “Non pronunciare il nome di Dio invano”
Certi
Giudei ortodossi, seguendo questo comandamento, non pronunciano mai
direttamente il nome di Dio, il ben noto tetragramma Yhwh (Iavé). Ma Dio non
proibisce di pronunciare il Suo nome; anzi, i profeti e gli apostoli ci
invitano a pregare pronunciando questo nome: “Chiunque invocherà il nome del SIGNORE sarà salvato” (Gioele 2:32; Atti 2:21; Romani
10:13). Dio chiede di non
pronunciare il Suo nome con leggerezza, di non servirsene per dar peso a
una nostra asserzione, o per confermare delle menzogne o delle mezze verità con
l’intenzione di farsi valere o di ingannare gli altri. Questo comandamento
proibisce non solo le bestemmie, ma anche i falsi giuramenti. Il nome di Dio
non può neppure essere invocato per pretendere certi poteri o come “garanzia”
di protezione o per esercitare pressioni sugli altri.
Il
cristiano non deve dimenticare che porta il bel nome di Cristo: la parola
“cristiano” deriva da questo nome! Forse debolmente, il vero cristiano rende
visibili le caratteristiche di Cristo nella sua condotta e nelle sue relazioni,
e fa conoscere questo nome di Gesù, il solo per mezzo del quale si può essere
salvati (Atti 4:12).
La nostra
cultura attuale tende a dimenticare il nome di Dio. Ma ricordiamoci che
celebrare il nome di Dio, esaltare il nome di Gesù, quel “buon nome che è stato
invocato” su noi (Giacomo 2:7), è un dovere nei Suoi confronti ed è per noi
sorgente di gioia e di pace. “O SIGNORE,... al tuo nome da'
gloria!” (Salmo 115:1).