Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno.
Romani 3:11-12
1. “Io non cercavo Dio”
“Io non cercavo Dio. La cosa mi era indifferente. Eppure i miei
genitori avevano lasciato gli agi di una vita comoda in Svizzera per andare in
missione. Vivevano una fede vigorosa e gioiosa, fondata sulla Bibbia, letta e
meditata in famiglia, e soprattutto ubbidita. Io ammiravo, rispettavo e amavo
molto i miei. Ma la loro devozione non m’interessava...
Nel 1960 lasciai il Sudafrica dov’ero nato per proseguire gli studi a
Parigi, all’università. E fu allora che scoprii, nella nostra vecchia Europa,
lo scontro senza esclusione di colpi fra due civiltà, quella dell’essere e
dell’apparire (l’apparenza che oggi più che mai conquista le anime
grazie al fascino della televisione e di internet) e quella delle realtà
temporali, morali e spirituali.
Una domenica sera, a metà degli anni sessanta, su una banchina della
stazione di Neuchâtel, sentii come se
tutto intorno a me stesse crollando. All’improvviso persi la percezione della
mia stessa esistenza. La sensazione della presenza del mio corpo mi aveva
lasciato...
Nella Sua misericordia, Dio aveva bruscamente tolto il
velo sulla vanità della mia vita, sul mio orgoglio senza limiti, mostrandomi
che il frutto del peccato è la morte e che, in realtà, senza di Lui ero spiritualmente morto. Egli mi faceva sentire la
mia condizione di peccatore e mi mostrava la mia vita assurda e senza senso,
cosa che fino a quel momento mi aveva fatto orrore negli altri.”
(segue e si conclude domani)