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giovedì 2 maggio 2024

Salvati per grazia, o per opere?

Chissà quante volte avrete sentito porre questa domanda. E’ un tema molto dibattuto e importante; è necessario quindi un esame attento e corretto della Scrittura, la Parola di Dio per avere la certezza della corretta interpretazione.

Iniziamo con la citazione di alcuni versetti della Bibbia:

1. Giovanni 5:24“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.”

2. Giovanni 5:29“…quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in resurrezione di giudizio.”

3. Efesini 2:8“…è per grazia che siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere affinché nessuno se ne vanti…”

4. Giacomo 2.24“…voi vedete dunque che l’uomo è giustificato per opere e non per fede soltanto.”

Questi versetti – estrapolati dal loro contesto – sembrano ognuno dire il contrario dell’altro, ma poiché crediamo fermamente che la Parola di Dio è perfetta e non ha contraddizioni, dobbiamo approfondire meglio la Scrittura e capire il perché di questa apparente contrasto.

Salvezza per grazia mediante la fede

Citiamo alcuni versetti che confermano la salvezza per grazia per mezzo della fede.

Romani 3:23,24 e 28 “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. …Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge”.

Romani 5:1 “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”.

Romani  4:2-4 “Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio. Infatti che dice la Scrittura? “Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia”. Ora a chi opera il salario non è messo in conto come grazia ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia”.

Romani 10:9 “…perché se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato…”.

2 Timoteo 1:9 “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità…”.

Tito 3:5 “…egli ci ha salvato non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia…”.

Dai versetti citati (ma ce ne sono molti altri) appare evidente che la salvezza si ottiene per grazia mediante la fede. La grazia è ciò che Dio ci dà senza che lo meritiamo. In qualche versione della Bibbia il termine grazia è tradotto “immeritata benignità” che rende molto bene il concetto. Al carceriere di Filippi che chiedeva cosa avrebbe dovuto fare per essere salvato, Paolo ha risposto “credi e sarai salvato” (Atti 16:30,31). Ma potremmo chiederci: credere (avere fede) in chi e che cosa?

Romani 4:5 “a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.”

“a chi non opera…” :

cioè chi non fa. Come potrebbe l’uomo naturale compiere qualcosa di gradito a Dio? Dio vede l’uomo nella sua condizione di peccato come morto:

“Morto nelle colpe e nei peccati” – Efesi 2:1

“Morti nei peccati” – Colossesi 2:13

“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” – Matteo 8.2

Un morto non può compiere nulla!

“…ma crede in colui che giustifica l’empio…” :

chi può giustificare un empio? Nessuno, neppure Dio. Ma Dio ha trovato il modo di farlo senza essere ingiusto, senza abbassare il livello (se mai esistesse) della sua santità. Il Signore Gesù, fattosi uomo, ha subito Lui – il solo santo e giusto – il giudizio che doveva cadere sugli uomini. Lui è stato il perfetto sostituto avendo soddisfatto pienamente le esigenze di giustizia e santità di Dio. Così tutti coloro che,  riconoscendosi peccatori meritevoli di giudizio, accettano il dono di grazia che Dio offre in Gesù Cristo, sono salvati, resi giusti, giustificati.

“…la sua fede è messa in conto come giustizia.”:

L’opera della croce è accettata per fede, cioè si crede alla dichiarazione di Dio che ha compiuto (nella sua grazia) tutto quello che era necessario per la nostra salvezza, la quale oggi non è ancora pienamente manifestata in tutti i suoi aspetti.

Salvezza per opere?

L’epistola di Giacomo sembra contraddire quanto abbiamo detto finora: “Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere e non per fede soltanto”. Cosa voleva dire Giacomo?

Occorre esaminare tutto il contesto del capitolo 2. L’apostolo sta rilevando come nella chiesa ci siano favoritismi, accondiscendenze, modi di agire egoistici, disprezzo per i poveri ecc… comportamenti che non manifestano la fede. Giacomo allora vuole far riflettere sulla necessità che la fede dichiarata (con la bocca) sia manifestata con l’agire in coerenza con quanto si afferma di credere.

E’ un dialogo tra due persone.

Infatti al v. 14 del capitolo 2 leggiamo “A che serve fratelli miei se uno dice…”; qualcuno fa una dichiarazione davanti agli uomini, (non a Dio perché Dio conosce lo stato del cuore) e dice di avere fede “…ma non ha opere…” cioè la sua fede è priva di riscontri oggettivi (opere), tutto rimane nel campo di una semplice dichiarazione senza la manifestazione esteriore della realtà di fede che professa di avere. In questo caso è come se la fede fosse morta, cioè come se non esistesse.

Un altro dice: (sempre agli uomini e non a Dio) “…io ti mostrerò con le mie opere la mia fede”. Le opere non portano alla fede ma sono una conseguenza della fede. Esse dimostrano, manifestano in modo coerente che la fede è una realtà interiore, che è vera e produce del frutto.

“…la fede agiva insieme alle sue opere e per le opere fu resa completa”

E’ la conferma di quanto precede: c’era la fede alla base di tutto e le opere hanno reso evidente che quanto dichiarato non era una semplice enunciazione di principio, ma una realtà.

“…l’uomo è giustificato per opere e non per fede soltanto”

Davanti a Dio la giustizia è imputata per fede, lo abbiamo visto nel paragrafo precedente, ma è manifestata al mondo dalle opere che la confermano. Abraamo quando ha ubbidito a Dio che gli aveva chiesto di offrirgli il suo unico figlio Isacco, ha manifestato, con le opere, quella giustizia che Dio gli aveva imputato per fede alcuni decenni prima (Genesi 15:6). E’ stato quindi giustificato per la fede ed essa fede è stata confermata e manifestata dalle opere. Nessuno, se non Dio, poteva sapere che Abraamo aveva creduto con cuore a Dio. Ma ora con le sue opere anche gli uomini hanno potuto vedere che Abraamo aveva una  completa fiducia in Dio.

Conclusione

Potremmo schematicamente riassumere quanto detto come segue:

“Compiere buone opere” perché si è salvati

Non “compiere buone opere” per ottenere la salvezza

Il fatto di essere salvati “per grazia mediante la fede” e “non per opere”, non deve portarci ad un semplice ed inattivo godimento della nostra beata posizione in Cristo. Nell’epistola agli Efesini siamo infatti esortati, dopo aver ottenuto la salvezza, a compiere le opere buone che Dio ha preparate per noi affinché le compiamo. Le opere sono già pronte per essere eseguite, sforziamoci di non essere negligenti nell’adempierle! Impegniamoci a compierle, ricordando che esse manifestano la nostra fede e portano gloria a Dio.

Nella Bibbia troviamo diversi tipi di opere:

opere morte: quelle compiute dall’uomo naturale cioè nella condizione di peccato; esse non hanno alcun valore per Dio. (Ebrei 6:1)

opere malvagie: quelle compiute con l’intento cattivo, per produrre danno. Caratterizzano gli increduli. (Colossesi 1:21)

opere giuste: quelle che gli uomini compiono per il bene. (Tito 3:5)

opere buone: quelle che Dio ha preparate e che devono caratterizzare il credente. Dimostrano la realtà di fede e portano gloria a Dio.