Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

martedì 7 maggio 2024

La storia dell’uomo povero e saggio (1/2)

Ho visto sotto il sole anche questo esempio di saggezza che mi è parsa grande. C’era una piccola città, con dentro pochi uomini; un gran re le marciò contro, la cinse d’assedio e le costruì contro dei grandi bastioni. Ora in essa si trovò un uomo povero e saggio che con la sua saggezza salvò la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell’uomo povero. 

Allora io dissi: «La saggezza vale più della forza»; ma la saggezza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate.                                                       

(Ecclesiaste 9:13-16)


La storia dell’uomo povero e saggio di Ecclesiaste 9 è una delle rare parti di questo libro che ci presenta la persona del Signore Gesù. È Salomone, a cui l’Eterno aveva dato la saggezza in risposta alla sua preghiera (1 Re 3:9-12) che ha scritto questo racconto così profondo e straordinario.


Una piccola città e un grande re.

Una piccola città con pochi abitanti è sottoposta agli attacchi di un gran re che la circonda e costruisce delle grandi opere per assediarla (v. 14). Di fronte alla superiorità del nemico non c’è alcuna speranza di salvezza per questa città, ma in lei vi è un uomo povero e saggio che la salva per mezzo della sua saggezza; tuttavia nessuno si ricorderà di questo uomo povero (v.15). In questo uomo povero e saggio possiamo vedere una figura del Signore Gesù.

Il grande re che assedia la città si riferisce a Satana: “il principe di questo mondo” (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11) e non solo ma anche “il dio di questo mondo” (2 Corinzi 4:4). Nella stessa maniera in cui  la città era prossima a cadere nelle mani del re nemico, anche noi siamo sotto il potere di Satana e delle tenebre (Atti 26:18; Colossesi 1:13) e umanamente parlando, di fronte al potere di Satana, non abbiamo alcuna speranza di salvezza; l’uomo naturale non può competere con la potenza e l’astuzia del diavolo. La triste storia della prima coppia umana ce lo prova. Lo stato in cui ci troviamo rende impossibile ogni liberazione: “eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati” (Efesini 2:1).

La nostra salvezza è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo.


Un uomo sconosciuto.

Leggendo questa corta storia rileviamo che non ci è riportato il nome di questo uomo povero e saggio; la salvezza di questa città è stata possibile grazie ad una persona che non aveva nessun ruolo importante fra i suoi contemporanei.

È così della nostra salvezza che è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo e dalla quale nessuno si aspettava alcunché. Quando il Signore Gesù è venuto in questo mondo, è stato disprezzato e rifiutato dagli uomini; fino da prima della Sua nascita, “non c’era posto per Lui” (Luca 2:7). Il mondo che Lui stesso aveva creato, non lo conosceva, e il Suo popolo, di cui si era preso cura durante numerosi secoli, non voleva saper niente di Lui: “È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11); “neppure i Suoi fratelli credevano in Lui” (Giovanni 7:5). Isaia scrive di Lui profeticamente: “Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna” (Isaia 53:2-3). Dalla mangiatoia alla croce, il Signore Gesù è stato uno straniero in questo mondo; in generale, i suoi contemporanei non gli hanno prestato molta attenzione.


Un uomo povero.

L’uomo che con la sua saggezza ha salvato la città assediata era povero (v. 15). Il Signore Gesù era ricco, infinitamente ricco, ma “Si è fatto povero per voi affinché mediante la Sua povertà voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9). Questa grande povertà che il Signore ha scelto si è manifestata nella Sua profonda umiltà: Lui, il Dio creatore, è divenuto Uomo, simile alle Sue creature, “Lui che sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza” (Ebrei 1:3), è divenuto un umile servitore e “ha imparato l’obbedienza dalle cose che soffrì” (Ebrei 5:8). La Sua povertà è andata ancora oltre. Nella Sua umanità sulla terra non ha frequentato le alte sfere sociali, né abitato in splendide case. È cresciuto in un ambiente semplice, se non addirittura povero, mettendo la Sua grazia a disposizione degli indigenti e dei malati. Appena nato, sua madre lo ha posto in una mangiatoia per gli animali; adolescente ha vissuto nella casa di un carpentiere; non disponeva del denaro per pagare la tassa per il tempio (ma poteva ordinare ad un pesce di portarglieLo – Matteo 17:27). Su questa terra non aveva un luogo dove posare il capo (Matteo 8:20; Luca 9:58). Il punto massimo della Sua povertà è al Golgota, sulla croce, dove è stato innalzato, dove ha sofferto ed è morto per il peccato. Là è stato “soppresso” e non aveva più niente (Daniele 9:26). In quel momento, non solo ha dato tutto quello che aveva, ma ha dato Se stesso.


(continua e si conclude domani)