Eliù afferma che Dio è onnipotente che non disprezza nessun uomo (5/6) e
veglia sui credenti “per farli eredi di
un trono di gloria” (8 – 1 Sa 2:8). Quanto sono consolanti queste parole
per il credente che attraversa circostanze penose.
La vita del credente non scorre sempre felice in questo mondo perché Dio
permette che il credente conosca giorni penosi allo scopo di fargli conoscere
la realtà del suo stato morale (8/9) ma, elevato (7) o abbassato (8), rimane
sempre l’oggetto particolare delle cure di Dio che non agisce in modo arbitrale,
ma persegue sempre uno scopo: formare dei discepoli e riavvicinarli a Lui (Gr
31:18).
Giobbe che non è un ribelle
punito per i suoi peccati, ma un giusto (1:1) a beneficio della disciplina
divina è posto davanti a due opzioni (11/14): ascoltare e gioire delle
benedizioni o rifiutare e subirne le conseguenze.
Il pregio educativo della sofferenza è il tema centrale dei discorsi di
Eliù ed è meditandoli che noi possiamo comprendere che Dio vuole spostare il
nostro sguardo dalla ricerca del perché della prova, alla rivelazione del suo
scopo. In altre parole, il credente può spostare il suo orizzonte e, anziché
affrontare la prova con un senso di colpevolezza, affrontarlo con uno sguardo
sul suo futuro di gloria.
È questo che Eliù desidera far conoscere a Giobbe raccomandando, con
ragione, di ascoltare l’insegnamento divino, provocando un atteggiamento di
lode piuttosto che di desiderare di comparire in giudizio ed invocare la morte.
(20) atteggiamenti che non sono conformi al pensiero divino.
Abbiamo tutti
bisogno, ciascuno nella sua misura, di comprendere questa grande lezione.
D.C.