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domenica 13 dicembre 2015

Uno scopo per la prova - Giobbe 36:1/33

Eliù afferma che Dio è onnipotente che non disprezza nessun uomo (5/6) e veglia sui credenti “per farli eredi di un trono di gloria” (8 – 1 Sa 2:8). Quanto sono consolanti queste parole per il credente che attraversa circostanze penose.

La vita del credente non scorre sempre felice in questo mondo perché Dio permette che il credente conosca giorni penosi allo scopo di fargli conoscere la realtà del suo stato morale (8/9) ma, elevato (7) o abbassato (8), rimane sempre l’oggetto particolare delle cure di Dio che non agisce in modo arbitrale, ma persegue sempre uno scopo: formare dei discepoli e riavvicinarli a Lui (Gr 31:18).
Giobbe  che non è un ribelle punito per i suoi peccati, ma un giusto (1:1) a beneficio della disciplina divina è posto davanti a due opzioni (11/14): ascoltare e gioire delle benedizioni o rifiutare e subirne le conseguenze.

Il pregio educativo della sofferenza è il tema centrale dei discorsi di Eliù ed è meditandoli che noi possiamo comprendere che Dio vuole spostare il nostro sguardo dalla ricerca del perché della prova, alla rivelazione del suo scopo. In altre parole, il credente può spostare il suo orizzonte e, anziché affrontare la prova con un senso di colpevolezza, affrontarlo con uno sguardo sul suo futuro di gloria.

È questo che Eliù desidera far conoscere a Giobbe raccomandando, con ragione, di ascoltare l’insegnamento divino, provocando un atteggiamento di lode piuttosto che di desiderare di comparire in giudizio ed invocare la morte. (20) atteggiamenti che non sono conformi al pensiero divino.

Abbiamo tutti bisogno, ciascuno nella sua misura, di comprendere questa grande lezione.


D.C.