Sono passati più di tre anni da quando il Signore, all’inizio del Suo
ministerio, aveva “trovato” Filippo che Lo aveva riconosciuto come Colui del
quale: “hanno scritto Mosè nella legge e
i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe” (1:45). Da quel giorno Lo
aveva seguito come Lui gli aveva ordinato, ma senza fare un passo avanti nella
conoscenza della Sua persona. Aveva certamente udito la confessione di Pietro:
“Tu sei il Figlio dell’Iddio vivente”
(Mt 16:16), aveva visto le opere potenti compiute dal Signore, ma i suoi occhi
erano rimasti chiusi.
“Da tanto tempo sono con voi e tu
non mi hai conosciuto, Filippo?” (8) è la domanda che il Signore gli fa e
che dobbiamo rivolgere a noi stessi. Quali progressi abbiamo fatto nella
conoscenza della persona del Signore dal momento della nostra conversione?
Qualcuno ha detto che una giornata durante la quale non abbiamo appreso niente
del Signore è una giornata persa. Di che cosa sono stato occupato nella
giornata di ieri? Cos’è che mi terrà occupato nella giornata di oggi? Negli
ultimi anni quante occasioni ho perso per conoscerLo meglio?
Forse siamo stati occupati di cose anche lecite, come il lavoro o la
famiglia, ma esse sono diventate cose inutili se hanno preso, nel nostro cuore,
il posto che il Signore deve occupare e ci hanno impedito di crescere nella Sua
conoscenza.
Conoscere Cristo è la sola conoscenza che non gonfia, perché è la
conoscenza di Colui che si è abbassato. Conoscenza eccellente della quale Paolo
poteva dire che tutto il resto era spazzatura (Fl 3:8), una conoscenza che fa
sì che noi ci trasformiamo alla Sua stessa immagine di gloria in gloria (2 Co
3:18).
“E tu non mi hai conosciuto …”
che queste parole, di una tristezza infinita, non siano mai indirizzate a
nessuno di noi.
D.C.