Ogni uomo è “stolto” e può spiegare la sua condotta solo negando l’esistenza
di Dio. Probabilmente non lo ha sempre pensato, ma ha agito sempre come se lo pensasse. Negare l’esistenza di Dio gli permette di mettere a tacere la sua
coscienza e fare la propria volontà. Si è corrotto, si è reso abominevole agli
occhi di quel Dio di cui nega l’esistenza
e non ha mai fatto il bene (1).
“Fare il bene” (1) è il
carattere della nuova vita che possiede il credente. Giovanni, scrivendo a
Gaio, affermerà: “Chi fa il bene è da Dio”
(3 Gv 11). Il Signore, parlando della risurrezione dirà che quelli che hanno operato bene”
risorgeranno in risurrezione di vita mentre chi ha operato male risorgerà per il giudizio (Gv 5:28/29). Aver praticato
il bene sarà la prova dell’esistenza della vita nuova ricevuta per fede nel
Figlio di Dio e nella Sua opera perfetta.
“Tutti si sono sviati, tutti sono
corrotti” (3). Dio ha dato all’uomo l’intelligenza necessaria per conoscere
le cose dell’uomo (1 Co 2:11) e che permette di discernere, attraverso la
creazione, l’esistenza di un Dio creatore (Ro 1:19/20) perciò lo stolto che ha
detto in cuor suo: “Dio non c’è” è inscusabile.
“Non invocano il SIGNORE”
(4). Il discepolo Anania, parlando di Paolo al Signore, diceva che aveva il
potere di incarcerare tutti “coloro che
invocano il tuo nome” (At 9:14), ma anni dopo la sua conversione sarà Paolo
stesso a rivolgersi ai credenti di Corinto, e non solo, come a coloro che
“invocano il nome del Signor nostro Gesù Cristo” (1 Co 1:2).
Fare il male, sviarsi dalla verità, corrompersi, non invocare il nome di
Dio, sono tutti caratteri che tipificano gli increduli in contrapposizione ai
caratteri che distinguono un vero credente. Su questi “stolti” il giudizio di
Dio sarà inevitabile. Il loro spavento sarà “grande” (5), perché “è terribile
cadere nelle mani del Dio vivente” (Eb 10:31).
D.C.