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giovedì 17 maggio 2018

17 maggio


Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3:16

Dio… non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti.
Romani 8:32

La prova della fede di Abraamo (1)

È sempre con emozione che leggo queste parole della Bibbia: “Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là»” (Genesi 22:1-2).
Queste parole giustificano forse il sacrificio di esseri umani? Assolutamente no, poiché tutta la Bibbia lo condanna fermamente. Nel caso di Abraamo, poi, Dio gli disse al momento giusto: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male…” (v. 12).
Allora, qual è il significato di quell’avvenimento? Fu una prova per la fede di Abraamo, e anche un’immagine sorprendente del sacrificio di Cristo. Chi è il Figlio unico, colui che il Padre ama, se non il Signore Gesù? Lui è stato il sacrificio, lui è “l’Agnello di Dio” (Giovanni 1:29).
L’ubbidienza di Isacco ricorda quella di Gesù: “Non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” (Marco 14:36). Ma a differenza di Isacco che si è semplicemente sottomesso, Gesù si è presentato volontariamente a Dio dicendo: “Ecco, vengo per fare la tua volontà” (Ebrei 10:9).
A differenza di Isacco che non sapeva ciò che suo padre stava per fare, ci è detto del Signore: “Gesù, ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì” (Giovanni 18:4).
In contrasto con il grido dell’angelo che fermò la mano di Abraamo, nessuna voce si fece udire per interrompere il giudizio che doveva colpire il Figlio di Dio. Isacco è come se fosse risuscitato; ma Cristo è risuscitato realmente, e noi siamo al beneficio della sua risurrezione.