Dio ha tanto amato il mondo, che
ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
abbia vita eterna.
Giovanni
3:16
Dio… non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti.
Romani
8:32
La
prova della fede di Abraamo (1)
È sempre con emozione che leggo
queste parole della Bibbia: “Dio mise alla prova Abraamo e gli disse:
«Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo
unico, colui che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là»” (Genesi
22:1-2).
Queste parole giustificano forse
il sacrificio di esseri umani? Assolutamente no, poiché tutta la Bibbia lo
condanna fermamente. Nel caso di Abraamo, poi, Dio gli disse al momento giusto:
“Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male…” (v. 12).
Allora, qual è il significato di
quell’avvenimento? Fu una prova per la fede di Abraamo, e anche un’immagine sorprendente del sacrificio di
Cristo. Chi è il Figlio unico, colui che il Padre ama, se non il Signore
Gesù? Lui è stato il sacrificio, lui è “l’Agnello di Dio” (Giovanni 1:29).
L’ubbidienza di Isacco ricorda
quella di Gesù: “Non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” (Marco
14:36). Ma a differenza di Isacco che si è semplicemente sottomesso, Gesù si è
presentato volontariamente a Dio dicendo: “Ecco, vengo per fare la tua volontà”
(Ebrei 10:9).
A differenza di Isacco che non
sapeva ciò che suo padre stava per fare, ci è detto del Signore: “Gesù, ben
sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscì” (Giovanni 18:4).
In contrasto con il grido
dell’angelo che fermò la mano di Abraamo, nessuna
voce si fece udire per interrompere il giudizio che doveva colpire il Figlio di
Dio. Isacco è come se fosse risuscitato; ma Cristo è risuscitato realmente,
e noi siamo al beneficio della sua risurrezione.