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domenica 20 maggio 2018

20 maggio


Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile.
1 Corinzi 9:25

Contrasti

Sul pannello dell’aereo in viaggio spicca l’immagine di un uomo nell’atto di paracadutarsi dalla cascata più alta del mondo. Non è finzione, ma realtà; un’impresa che è costata la vita a qualcuno. Abbassando lo sguardo sulla mia Bibbia aperta, leggo la storia di un altro uomo che rischia la vita. Ma non si lancia dall’alto di una cascata, di fronte a una folla di fotografi e di persone plaudenti; egli si trova in mezzo a una folla ostile e violenta che sta per lapidarlo.
Ho cercato di capire perché l’uomo ritratto nell’immagine ha rischiato la vita. Era l’ambizione di riuscire dove altri avevano fallito? Oppure la pura eccitazione di spingersi al limite estremo?
Non lo so. Ma so perché l’altro uomo, uno dei primi cristiani, di nome Stefano, era disposto ad affrontare l’ingiustizia e la morte. Non era un temerario né qualcuno a cui piaceva il brivido, ma un devoto seguace di Cristo che riteneva un privilegio morire come testimone del suo Signore e Salvatore.
Il paracadutista sopravvisse. Le macchine fotografiche fissarono il suo attimo di gloria e di trionfo. Stefano morì. Ma nel momento della morte i cieli si aprirono ed egli vide la gloria di Dio. La sua non fu l’eccitazione di un attimo, ma la gioia dell’eternità; alla fine, la gloria e l’amore di Cristo sostituivano l’odio degli uomini. La morte fisica lo fece entrare nella vita eterna, e la sconfitta fu inghiottita dalla vittoria.
Anche oggi molti cristiani affrontano circostanze rischiose pur di rimanere fedeli a Cristo. E noi, saremmo disposti ad affrontarle?