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mercoledì 16 settembre 2020

16 settembre

Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Giovanni 8:12

 

La nostra luce

 

Istintivamente non amiamo il buio. Il bambino piccolo ha paura dell’oscurità. A volte ci vuole molto tempo e molta fermezza da parte dei genitori perché il figlio si abitui a dormire al buio. Al malato che soffre d’insonnia fa piacere tenere accesa una tenue luce. Ad ogni età si saluta con gioia l’arrivo di un chiaro mattino. “La luce è dolce ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole” (Ecclesiaste 11:7). Durante un’epidemia di peste, che infieriva al Cairo nel 1907, un uomo ricco faceva illuminare la sua casa per tutta la notte, sperando di evitare la malattia; ma la luce non poté difenderlo contro la spietata visitatrice e anche lui morì.

Ma vi sono altre tenebre, le tenebre morali, quelle della lontananza da Dio. Sono le più tragiche, eppure l’incredulo vi si compiace. “Chiunque fa cose malvagie non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte” (Giovanni 3:20).Venire alla luce vorrebbe dire accettare che le proprie “opere malvagie” siano messe in evidenza, ma la coscienza turbata spinge l’uomo a nascondersi, come fece Adamo in Eden. Chi è senza Dio cerca spesso di far tacere la propria coscienza abbandonandosi a piaceri effimeri. È uno che, essendo della notte, vive nella notte.

Ma i credenti non sono più della notte, ma del giorno. Paolo scriveva ai credenti di Tessalonica: “Voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri” (1 Tessalonicesi 5:5-6).