Gesù parlò loro
di nuovo, dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce della vita”.
Giovanni
8:12
La nostra luce
Istintivamente
non amiamo il buio. Il bambino piccolo ha paura dell’oscurità. A volte ci vuole
molto tempo e molta fermezza da parte dei genitori perché il figlio si abitui a
dormire al buio. Al malato che soffre d’insonnia fa piacere tenere accesa una
tenue luce. Ad ogni età si saluta con gioia l’arrivo di un chiaro mattino. “La
luce è dolce ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole” (Ecclesiaste 11:7).
Durante un’epidemia di peste, che infieriva al Cairo nel 1907, un uomo ricco
faceva illuminare la sua casa per tutta la notte, sperando di evitare la
malattia; ma la luce non poté difenderlo contro la spietata visitatrice e anche
lui morì.
Ma vi sono altre
tenebre, le tenebre morali, quelle
della lontananza da Dio. Sono le più tragiche, eppure l’incredulo vi si
compiace. “Chiunque fa cose malvagie non viene alla luce, affinché le sue opere
non siano scoperte” (Giovanni 3:20).Venire alla luce vorrebbe dire accettare
che le proprie “opere malvagie” siano messe in evidenza, ma la coscienza
turbata spinge l’uomo a nascondersi, come fece Adamo in Eden. Chi è senza Dio
cerca spesso di far tacere la propria coscienza abbandonandosi a piaceri
effimeri. È uno che,
essendo della notte, vive nella notte.
Ma i credenti non sono più della notte, ma
del giorno. Paolo scriveva ai credenti di Tessalonica: “Voi tutti siete figli
di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non
dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri” (1 Tessalonicesi
5:5-6).