Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo (Gesù) sia innalzato, affinché, chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Dio non ha
mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui.
Giovanni
3:14, 15, 17
È là che bisogna guardare!
Questa mattina ho
fatto una gita in montagna con Chiara, una bimba di sei anni. Era una
meravigliosa giornata d’estate, i prati erano pieni di fiori dai colori
smaglianti, le allodole cantavano instancabili in volo.
Il sentiero è
ripido fino ad una piccola cappella. Vicino a questa c’è una panca che invita
al riposo. Avrei voluto sedermi a contemplare il paesaggio, ma Chiara non ha
voluto fermarsi. Con fermezza, la sua piccola mano ha stretto la mia e mi ha
trascinato nella cappella. Poi mi ha osservato con uno sguardo serio e mi ha
detto, indicandomi col dito una grande croce: “È là che bisogna guardare!”
Aveva
perfettamente ragione. Sul piano spirituale è alla croce del Signore Gesù che
devo guardare. Un tempo, nel deserto, l’Israelita morso da una vipera si
salvava semplicemente guardando il serpente di rame fissato ad un palo. Allo
stesso modo, per fede, io guardo a Gesù che è morto sulla croce per liberarmi dai miei peccati ed è risuscitato
per essere un Salvatore vivente in eterno che intercede per me. Il suo amore
che l’ha spinto a morire al mio posto mi dà pace e felicità.
La croce di Cristo
è la prova che l’uomo non può provvedere da solo alla propria salvezza. C’è
stato bisogno dell’intervento di Dio stesso e delle sofferenze di Cristo.
Questo è il cuore del Cristianesimo. Non una morale, né una filosofia, né una
religione, ma un fatto straordinario: dalla croce del suo Figlio, Dio mi tende
la mano per tirarmi fuori dalle tenebre e portarmi alla sua luce.
Vuole farlo anche
con te; non tirarti indietro!